21 marzo 2008: “Humanas actiones non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere” La mente umana non finirà mai di stupire. La mia carriera professionale mi ha fatto imbattere in quell’area della ricerca che va sotto il nome di AI (Artificial Intelligence).
Numerosi studiosi da Alan Turing in poi hanno dibattuto su cosa sia l’Intelligenza utilizzando filosofia, matematica, computer science, neurobiologia, psicologia, psichiatrica, biochimica a iosa. Si sono sviluppate diverse correnti di pensiero che grosso modo possiamo distinguere in due grandi classi: l’intelligenza è un attributo del Cervello e l’intelligenza è un attributo della Mente. Discussione appassionata e appassionante per il cui approfondimento rinvio a Mente Cervello e Anima di Edoardo Boncinelli, o a Gödel Escher Bach di Douglas Hoffstadter.
Lo stupore di oggi mi viene da tre fatti: la genialità di Silvio Berlusconi sulla vicenda Alitalia. Grande Silvio nel trovare le soluzioni: “il Governo faccia un prestito ai miei figli e con quei soldi compreranno Alitalia ad un prezzo migliore di quello di Air France, più soldi prestate meglio venderete e Alitalia rimarrà in mani italiane!!!” Geniale nella sua semplicità, in fondo i soldi li mette il Governo, i figli comprano Alitalia, lui vince le elezioni e diventa il Governo, Alitalia sarà di nuovo del Governo, ovvero sua. In un click abbiamo un Berlusconi che compra, Alitalia, Governo e Paese unificando la bandiera Tricolore con lo stemma di Arcore. Grande intelligenza in chi propone ma, diciamocelo, grande coglionaggine in chi lo sta ad ascoltare.
La seconda cosa riguarda un fatto minimo ma, credo, molto significativo. Una schiera di personaggi politici dell’UDC della Provincia di Brindisi ha optato per la migrazione verso il PDL, in particolare quasi tutte le coorti del fu On.le Cosimo Mele, ex-deputato UDC invischiato in storie di droga e puttane che lo hanno cassato dall’agone politico.
Tra questi personaggi transumanti ve ne è uno: Vittorio Zizza, candidato sindaco PdL al comune di Carovigno. Il nostro chiude un comunicato stampa con la seguente: “Gli amici Cesa, Greco, Casini hanno cambiato strada imboccandone una strumentale, picciosa e certamente non utile a garantire sviluppo e governabilità all’Italia.”
Nessuna intenzione di commentare il comunicato del Candidato Zizza, ma trovo straordinario l’uso del termine “picciosa”. È un termine dialettale della nostra zona, deriva da “piccio” ovvero capriccio di infante, quindi immagino che Cesa, Greco, Casini, informati sulle vacazioni linguistiche dello Zizza, capiscano che hanno imboccato una “strada picciosa” sintagma il cui significato è tutto da scoprire.
E qui ritorna il problema dell’intelligenza: essa è difficilmente separabile dal linguaggio e tocca a chi lo usa farsi carico della comprensione. Ai lettori non dialettali mi corre l’obbligo di spiegare che “piccio” ha anche un accrescitivo e un vezzeggiativo che nulla hanno a che fare con il significato primario, “piccione” e “picciotto”, nella loro interpretazione dialettale possono produrre notevoli inconvenienti se non si è avvezzi all’uso.
Il terzo è un tristissimo stupore. L’altro ieri, un compagno di scuola di mia figlia, Pietro, un ragazzo di meno di sedici anni, seminarista, si è suicidato lanciandosi dal balcone. Non conosco le ragioni del suo gesto né credo che debbano essere oggetto di curiosità mediatica, ma mi sarei aspettato che la comunità Brindisina si fermasse un momento a riflettere su quale mondo stiamo percorrendo, un mondo nel quale un fanciullo che ha fatto scelta di fede, neanche in essa ha trovato la forza di affrontare la vita.
Leggo che Mons. Talucci ha indetto il Sinodo Diocesano, ne leggo organizzazione, temi e liturgia, spero che in quel percorso che si concluderà l’8 dicembre 2009, in qualche modo di Pietro si parli, e non del suo peccato di suicida ma delle colpe del mondo che al peccato lo ha condotto. Cosa c’entra l’intelligenza? C’entra moltissimo. È quella che alberga nell’amigdala di ciascuno di noi, si chiama intelligenza emotiva, e che continuiamo a reprimere in nome di quella che alberga nei neuroni corticali. Se fossimo più arrendevoli all’amigdala forse saremmo meno “potenti” ma forse avremmo capito di più Pietro.
Pino De Luca (pino_de_luca@virgilio.it)