BrindisiSera.it - Un brutto connubio tra Brindisi e il Nord della Provincia di Lecce, per quanto riguarda i fumi degli impianti  industriali di Brindisi.
giovedì 18 febbraio 2016

Corrono i veleni da Brindisi a Lecce

Un brutto connubio tra Brindisi e il Nord della Provincia di Lecce, per quanto riguarda i fumi degli impianti  industriali di Brindisi. Un legame, con tanto di mappe e dati inequivocabili, evidenziato da Arpa Puglia.  Uno scenario del resto già conosciuto, per il quale, in tutti questi anni, qualcuno (si faccia un vero e proprio esame di coscienza anche la politica) ha sottovalutato o fatto finta di niente. In sostanza  l’Arpa, con riferimento al 2010, ha simulato annualmente la concentrazione  al suolo di macroinquinanti convenzionali (SO2,NOx, benzene,  PM10,PM2.5) e dei microinquinanti  organici (diossine,PCB, IPA) e inorganici  (metalli).

Dati, ma attualissimi, contenuti nel Rapporto di Valutazione del danno sanitario previsto   dalla  Legge  regionale 21/ 2012  anche per  l’area  brindisina, oltre che di Taranto. Ne  esce fuori  l’esposizione ambientale delle popolazioni alle emissioni inquinanti delle aziende Enel, Edipower, Versalis, Basell, Sanofi, Sfir, Augusta, e del rischio sanitario per la popolazione che inala  quelle sostanze. Insomma, un drammatico scenario, e pensiamo di non esagerare.   Esempio di come, evidentemente, in tutti questi  anni,  si è più pensato al business e all’economia piuttosto  che garantire la salvaguardia ambientale. Sicuramente, un passo in avanti in termini di attenzione a queste gravi problematiche è stato fatto, ad esempio, dai  lavori di parlamentari e commissioni di inchiesta.  Ma c’è da lavorare tanto, per evitare altri morti, altre patologie.

Entriamo nello specifico. Il  benzo (a)pirene, idrocarburo di per sé cancerogeno, “soffoca”  Torchiarolo e lambisce Squinzano. Il Neftalene ha il suo epicentro  intorno  alla  Centrale di Cerano e investe in pieno Squinzano, Campi  e Trepuzzi. Per non parlare delle diossine che arrivano, “con la complicità dei venti”, sino  a Monteroni, Surbo, San Cesario, Carmiano, Novoli, Lecce. Il  Pcb, altro cancerogeno, ha punte fino a Cavallino, Leverano e Copertino. Peggiore  la dispersione di Piombo e soprattutto Arsenico, che  “viaggia”  sino a San  Donato e ha valori  elevati a Torchiarolo,  Squinzano, Campi e  Trepuzzi.  E’ sull’arsenico  che ha posto l’accento anche la Asl di  Lecce nella presentazione  del primo Rapporto  Salute e Ambiente della provincia, proprio perché stiamo parlando di un cancerogeno   potenzialmente legato ai tumori al polmone e alla vescica, quelli che quindi colpiscono  maggiormente i leccesi.

Ma  è un triste scenario che, come detto, accomuna  i territori brindisino e leccesi. Ci domandiamo, senza polemica,  ma quando, ad esempio, Enel e Edipower si  assumeranno pienamente le proprie responsabilità, con un sostegno serio e concreto    alle comunità e alle  istituzioni?  Nel  2010,  Arpa stimava 72,2 kg /anno prodotti  da  Enel e 11 da Enipower,  un dato incongruente (che fa riflettere) se confrontato con altre  centrali termoelettriche a carbone. Dati che  non tornano, secondo la  Asl, che ha chiesto  all’ Arpa un approfondimento dei monitoraggi su questi metalli  dalla centrale Federico II e dall’ Ilva di  Taranto, rispetto alle simulazioni del  2010. Uno scenario che non avrebbe bisogno di ulteriori commenti….

Articolo di Ferdinando Cocciolo.  


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