Osservazioni in merito al Decreto “Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità portuali” ed al “Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica”
Riscontro dalla lettura dei recentissimi comunicati emessi in seno alla Conferenza Stato-Regioni, senza tuttavia nascondere la consapevolezza che avevo da tempo maturato in merito, che le numerose critiche che da più parti sta ricevendo il Decreto approvato in via preliminare dal C.d.M. del 20 gennaio u.s. sul riordino delle Autorità Portuali sono, purtroppo, giuste nonché condivisibili. Vorrei quindi con questo mio intervento riassumere i fatti ed argomentare su quanto accaduto negli anni scorsi nella speranza che, diffondendo conoscenza della materia e consapevolezza delle problematiche, si possa contribuire a migliorare una normativa che non stento a definire, nella migliore delle ipotesi, perfettibile.
Da Presidente del Consorzio ASI di Brindisi (una delle realtà più significative in Europa di un porto e relativa area industriale geograficamente e strutturalmente simbiotiche) ho ravvisato sin dal mio insediamento una delle più grandi lacune della, anche per molti altri versi, bistrattata Legge 84/94 e cioè l’assoluta mancanza di attenzione alle tematiche della retro portualità. Cito, solo per fare un esempio, l’assoluta confusione che la predetta legge determinò in merito alla consistenza, indirizzo vocazionale e titolarità delle aree di “confine”, anche in materia di competenze, e che richiese notevoli sforzi per la loro gestione e risoluzione a livello locale. Infatti, a Brindisi, solo l’impegno e l’istaurarsi di un dialogo e collaborazione tra il Consorzio ASI e l’Autorità Portuale ha permesso di gestire e risolvere con successo molte problematiche, addivenendo ad una perimetrazione congiunta e più funzionale alle missioni dei due Enti.
Altre realtà nazionali non sono state così fortunate e ci sono situazioni nelle quali le rispettive attività (portuali e logistico industriali) soffrono ancora oggi, a più di vent’anni dall’approvazione della Legge, di questa colpevole lacuna. A tal proposito ho avuto modo in diverse occasioni di portare la mia esperienza ed il mio contributo di idee in seno alla FICEI (Federazione Italiana Consorzi ed Enti di Industrializzazione) e che tale contributo ha portato alla mia nomina, nel giugno del 2014, quale Coordinatore dei consorzi ASI per i rapporti con le Autorità Portuali (in particolare per le ASI di Ancona, Bari, Brindisi, Foggia, Cagliari, Gaeta, Massa Carrara, Monfalcone, Napoli, Olbia, Oristano, Pescara, Reggio Calabria, Salerno, Taranto, Tortoli e Vasto), per gli aspetti della riforma che il ministro Lupi all’epoca si apprestava a varare.
Per effetto di tale nomina e supportato tra l’altro da Enti ed Istituzioni sia di Brindisi che di Lecce ho avuto modo di porre all’attenzione del Ministro Lupi, ed anche in forma diretta in svariate occasioni al Dott. Seta responsabile legislativo del MIT, la non più procastinabile esigenza di ripensare, in chiave più attuale e moderna, al sistema porto aree retro portuali e quindi al conseguente modello di Governance.
Non sfugge peraltro che le basi sulle quali avrebbe dovuto poggiare anche la recente riforma, non a caso, erano state individuate dallo stesso ministero nel “Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica” (PSNPL) quindi il tema è, resta e resterà quello di ripensare in maniera organica al macro sistema porto retro porto e alle conseguenti attività portuali e logistiche.
Su questo tema non è mancato, tra l’altro, il prezioso e doveroso contributo della Giunta Emiliano che, in data 29/07/2015 Prot. SP 13/0000912 a firma dell’Assessore G. Giannini, ha formalmente espresso le proprie osservazioni al “Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica” e tra queste osservazioni segnalo, per pertinenza al discorso, innanzi tutto la richiesta della creazione di un’unica Autorità di Sistema Portuale per la Puglia e la necessità di gestire le complesse tematiche di gestione della portualità e retro portualità suggerendo, al punto 9 del documento quello che si riporta integralmente: "L’istituzione di un nuovo soggetto di governance quale si prospettano essere le “Aree Logistiche Integrate” non appare coerente con la necessità di creare un soggetto unico che affronti congiuntamente le problematiche della logistica con quelle della portualità. Piuttosto tale compito potrebbe essere assolto dallo stesso “Comitato di Cluster Marittimo” che, diventando “Comitato di Cluster Marittimo – Logistico” sotto la regia delle AdSP insieme alla Regione ed ai Consorzi ASI possano assolvere alle funzioni di integrazione delle catene logistiche e delle attività manifatturiere e logistiche".
Tralasciando la facile, ma ahimè rispondente al vero, polemica sul fatto che il documento del PSNLP è stato persino cambiato sul sito del Ministero dopo l’approvazione del Decreto del 20/01/2016, non si comprende e giustifica in alcun modo l’assoluta mancanza di attenzione al tema della logistica e relativa retro portualità.
Ad ulteriore conferma e supporto alle mie tesi verifico e registro con favore le posizioni che stanno assumendo a riguardo le varie regioni. Come noto infatti, a seguito della espressione di incostituzionalità dell’art. 29 del D.Lgs.133/2014 da parte della Consulta, l’approvazione del PSNLP deve passare dal vaglio della conferenza Stato – Regioni, che proprio in questi giorni sta affrontando la questione. E’ consolante che in questa sede stiano emergendo con forza e chiarezza tutte le debolezze ed incongruenze del più volte citato Decreto di riordino delle Autorità Portuali.
Viene ribadito da più parti, in particolare nel verbale del gruppo di lavoro del PSNLP del 2 febbraio 2016, al punto 2 che: "Nel tema della pianificazione del sistema della portualità e della logistica nazionale deve essere contemplata anche la programmazione delle infrastrutture strategiche e di ultimo miglio oltre a quelle di riferimento per lo sviluppo degli interporti e delle altre piattaforme retro portuali coinvolte. A ciò si aggiunge che nel PSNLP vi è una evidente separazione tra la programmazione strategica dei porti, a cui è poi destinato un DLGS di revisione della Governance, ma poco viene detto sui piani di sviluppo e di Governance della retro portualità. Su tale aspetto è pervenuta la proposta della Regione Campania di costituire Autorità di Sistema di Area Vasta che contemplino la Governance non solo dei porti ma anche della retro portualità. Il piano strategico della logistica non può riguardare solo i porti".
Su questa proposta va detto esistono altre specifiche istanze espresse nel corso dei lavori da parte della Regione Abruzzo di connessione con la Regione Lazio (porti di Pescara e Civitavecchia) e, cosa estremamente rilevante, del bisogno delle regioni senza affaccio sul mare Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Trentino e Umbria di fare sistema con le regioni dotate di portualità.
Mi si consenta a questo riguardo uno “sfogo” personale. Se regioni così importanti ritengono strategico essere messe in relazione, logisticamente, con porti di altre regioni posti a centinaia di chilometri di distanza appare surreale e, dal mio punto di vista, chiarificatrice della visione miope assunta dai detrattori, la polemica che ho dovuto subire per anni a Brindisi in quanto promotore, convinto e determinato, di dotare Brindisi e quindi l’intero Salento di una Piastra Logistica Retro Portuale a circa un chilometro delle banchine!!!
Concludendo l’intervento ribadisco che condivido ed appoggio pienamente l’ipotesi di poter giungere finalmente ad un modello di Governance allargata, così come auspicato anche dal Governatore Emiliano, per lo sviluppo dei porti e della logistica retro portuale essendo tra l’altro le regioni i soggetti Istituzionali aventi maggior titolo a poterlo fare. Ciò perché Enti di raccordo e di sintesi sulla materia in quanto cointeressate formalmente insieme al MIT sulle Autorità Portuali ed unico soggetto di riferimento autorevole per le aree retro portuali sia in merito allo sviluppo della logistica che delle politiche di industrializzazione.
Riscontro dalla lettura dei recentissimi comunicati emessi in seno alla Conferenza Stato-Regioni, senza tuttavia nascondere la consapevolezza che avevo da tempo maturato in merito, che le numerose critiche che da più parti sta ricevendo il Decreto approvato in via preliminare dal C.d.M. del 20 gennaio u.s. sul riordino delle Autorità Portuali sono, purtroppo, giuste nonché condivisibili. Vorrei quindi con questo mio intervento riassumere i fatti ed argomentare su quanto accaduto negli anni scorsi nella speranza che, diffondendo conoscenza della materia e consapevolezza delle problematiche, si possa contribuire a migliorare una normativa che non stento a definire, nella migliore delle ipotesi, perfettibile.
Da Presidente del Consorzio ASI di Brindisi (una delle realtà più significative in Europa di un porto e relativa area industriale geograficamente e strutturalmente simbiotiche) ho ravvisato sin dal mio insediamento una delle più grandi lacune della, anche per molti altri versi, bistrattata Legge 84/94 e cioè l’assoluta mancanza di attenzione alle tematiche della retro portualità. Cito, solo per fare un esempio, l’assoluta confusione che la predetta legge determinò in merito alla consistenza, indirizzo vocazionale e titolarità delle aree di “confine”, anche in materia di competenze, e che richiese notevoli sforzi per la loro gestione e risoluzione a livello locale. Infatti, a Brindisi, solo l’impegno e l’istaurarsi di un dialogo e collaborazione tra il Consorzio ASI e l’Autorità Portuale ha permesso di gestire e risolvere con successo molte problematiche, addivenendo ad una perimetrazione congiunta e più funzionale alle missioni dei due Enti.
Altre realtà nazionali non sono state così fortunate e ci sono situazioni nelle quali le rispettive attività (portuali e logistico industriali) soffrono ancora oggi, a più di vent’anni dall’approvazione della Legge, di questa colpevole lacuna. A tal proposito ho avuto modo in diverse occasioni di portare la mia esperienza ed il mio contributo di idee in seno alla FICEI (Federazione Italiana Consorzi ed Enti di Industrializzazione) e che tale contributo ha portato alla mia nomina, nel giugno del 2014, quale Coordinatore dei consorzi ASI per i rapporti con le Autorità Portuali (in particolare per le ASI di Ancona, Bari, Brindisi, Foggia, Cagliari, Gaeta, Massa Carrara, Monfalcone, Napoli, Olbia, Oristano, Pescara, Reggio Calabria, Salerno, Taranto, Tortoli e Vasto), per gli aspetti della riforma che il ministro Lupi all’epoca si apprestava a varare.
Per effetto di tale nomina e supportato tra l’altro da Enti ed Istituzioni sia di Brindisi che di Lecce ho avuto modo di porre all’attenzione del Ministro Lupi, ed anche in forma diretta in svariate occasioni al Dott. Seta responsabile legislativo del MIT, la non più procastinabile esigenza di ripensare, in chiave più attuale e moderna, al sistema porto aree retro portuali e quindi al conseguente modello di Governance.
Non sfugge peraltro che le basi sulle quali avrebbe dovuto poggiare anche la recente riforma, non a caso, erano state individuate dallo stesso ministero nel “Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica” (PSNPL) quindi il tema è, resta e resterà quello di ripensare in maniera organica al macro sistema porto retro porto e alle conseguenti attività portuali e logistiche.
Su questo tema non è mancato, tra l’altro, il prezioso e doveroso contributo della Giunta Emiliano che, in data 29/07/2015 Prot. SP 13/0000912 a firma dell’Assessore G. Giannini, ha formalmente espresso le proprie osservazioni al “Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica” e tra queste osservazioni segnalo, per pertinenza al discorso, innanzi tutto la richiesta della creazione di un’unica Autorità di Sistema Portuale per la Puglia e la necessità di gestire le complesse tematiche di gestione della portualità e retro portualità suggerendo, al punto 9 del documento quello che si riporta integralmente: "L’istituzione di un nuovo soggetto di governance quale si prospettano essere le “Aree Logistiche Integrate” non appare coerente con la necessità di creare un soggetto unico che affronti congiuntamente le problematiche della logistica con quelle della portualità. Piuttosto tale compito potrebbe essere assolto dallo stesso “Comitato di Cluster Marittimo” che, diventando “Comitato di Cluster Marittimo – Logistico” sotto la regia delle AdSP insieme alla Regione ed ai Consorzi ASI possano assolvere alle funzioni di integrazione delle catene logistiche e delle attività manifatturiere e logistiche".
Tralasciando la facile, ma ahimè rispondente al vero, polemica sul fatto che il documento del PSNLP è stato persino cambiato sul sito del Ministero dopo l’approvazione del Decreto del 20/01/2016, non si comprende e giustifica in alcun modo l’assoluta mancanza di attenzione al tema della logistica e relativa retro portualità.
Ad ulteriore conferma e supporto alle mie tesi verifico e registro con favore le posizioni che stanno assumendo a riguardo le varie regioni. Come noto infatti, a seguito della espressione di incostituzionalità dell’art. 29 del D.Lgs.133/2014 da parte della Consulta, l’approvazione del PSNLP deve passare dal vaglio della conferenza Stato – Regioni, che proprio in questi giorni sta affrontando la questione. E’ consolante che in questa sede stiano emergendo con forza e chiarezza tutte le debolezze ed incongruenze del più volte citato Decreto di riordino delle Autorità Portuali.
Viene ribadito da più parti, in particolare nel verbale del gruppo di lavoro del PSNLP del 2 febbraio 2016, al punto 2 che: "Nel tema della pianificazione del sistema della portualità e della logistica nazionale deve essere contemplata anche la programmazione delle infrastrutture strategiche e di ultimo miglio oltre a quelle di riferimento per lo sviluppo degli interporti e delle altre piattaforme retro portuali coinvolte. A ciò si aggiunge che nel PSNLP vi è una evidente separazione tra la programmazione strategica dei porti, a cui è poi destinato un DLGS di revisione della Governance, ma poco viene detto sui piani di sviluppo e di Governance della retro portualità. Su tale aspetto è pervenuta la proposta della Regione Campania di costituire Autorità di Sistema di Area Vasta che contemplino la Governance non solo dei porti ma anche della retro portualità. Il piano strategico della logistica non può riguardare solo i porti".
Su questa proposta va detto esistono altre specifiche istanze espresse nel corso dei lavori da parte della Regione Abruzzo di connessione con la Regione Lazio (porti di Pescara e Civitavecchia) e, cosa estremamente rilevante, del bisogno delle regioni senza affaccio sul mare Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Trentino e Umbria di fare sistema con le regioni dotate di portualità.
Mi si consenta a questo riguardo uno “sfogo” personale. Se regioni così importanti ritengono strategico essere messe in relazione, logisticamente, con porti di altre regioni posti a centinaia di chilometri di distanza appare surreale e, dal mio punto di vista, chiarificatrice della visione miope assunta dai detrattori, la polemica che ho dovuto subire per anni a Brindisi in quanto promotore, convinto e determinato, di dotare Brindisi e quindi l’intero Salento di una Piastra Logistica Retro Portuale a circa un chilometro delle banchine!!!
Concludendo l’intervento ribadisco che condivido ed appoggio pienamente l’ipotesi di poter giungere finalmente ad un modello di Governance allargata, così come auspicato anche dal Governatore Emiliano, per lo sviluppo dei porti e della logistica retro portuale essendo tra l’altro le regioni i soggetti Istituzionali aventi maggior titolo a poterlo fare. Ciò perché Enti di raccordo e di sintesi sulla materia in quanto cointeressate formalmente insieme al MIT sulle Autorità Portuali ed unico soggetto di riferimento autorevole per le aree retro portuali sia in merito allo sviluppo della logistica che delle politiche di industrializzazione.
Marcello Rollo - Presidente del Consorzio ASI di Brindisi