BrindisiSera.it - I pescatori artigianali pugliesi e l'Area Marina Protetta di Torre Guaceto si sono uniti a Greenpeace
venerdì 1 aprile 2016

Greenpeace, pescatori e Area Marina Protetta di Torre Guaceto uniti contro le trivelle

Oggi, 1 aprile, i pescatori artigianali pugliesi e l'Area Marina Protetta di Torre Guaceto (Brindisi) - con cui da anni collaborano - si sono uniti a Greenpeace per sensibilizzare i cittadini italiani sull’importanza di votare sì al referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile. "Il mare è la nostra vita. Fermiamo le trivelle" è il messaggio scritto su un grande striscione esposto in mare tra una barca e l’altra dai pescatori di Torre Guaceto e della cooperativa Emma. Un grido d'allarme che arriva direttamente da chi - come i piccoli pescatori artigianali - dipende dal mare e ha capito che solo rispettandolo e tutelandolo si può vivere.

«Torre Guaceto è impegnata da sempre nella tutela degli habitat marini, priorità definita dal decreto istitutivo della Riserva – ha dichiarato Vincenzo Epifani, presidente del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto - ma anche per uno sviluppo sostenibile della pesca costiera, che si è concretizzato attraverso la stesura di un protocollo d’intesa con i pescatori che ha permesso di ridurne lo sforzo di pesca a un giorno a settimana. Condizione necessaria affinché il nostro modello di pesca sostenibile funzioni è ovviamente il mantenimento della biodiversità della fauna ittica e, più in generale, degli ecosistemi presenti nell’Area Marina Protetta. Il valore naturalistico della Riserva e la capacità di gestione del Consorzio hanno portato Torre Guaceto a essere riconosciuta Area Speciale di Interesse Mediterraneo, secondo la convenzione di Barcellona. Un riconoscimento che sottolinea quanto Torre Guaceto sia attenta a tutte le problematiche che, anche indirettamente, possono portare a un danneggiamento o all’alterazione degli ambienti naturali».

«Per la pesca una grave minaccia è rappresentata dalle trivelle», dichiara Serena Maso, campagna Mare di Greenpeace. «Studi scientifici mostrano che anche le fasi preliminari per la ricerca di idrocarburi, come le attività di prospezione sismica e le esplosioni provocate dall'utilizzo degli airgun, possono provocare danni fisici diretti a un'ampia gamma di organismi marini, tra cui cetacei, tartarughe, pesci, molluschi e crostacei. Ciò può comportare una pesante riduzione delle catture per numerose specie ittiche, con perdite che possono arrivare al 70 per cento».

Lo sfruttamento di idrocarburi e i rischi di eventuali disastri o sversamenti causati dalle trivelle offshore rappresentano una gravissima minaccia non solo per l'ambiente marino e il turismo ma anche per la pesca, il settore che più dipende dalla salute del mare. E la Puglia è al secondo posto dopo la Sicilia in questo settore, con circa 130 milioni di euro di ricavi l’anno (Dati IREPA 2012).











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