“Una Medaglia d’oro al valor civile per la città di Brindisi per l’accoglienza e la gestione dell’emergenza immigrati che avvenne nel 1991 con lo sbarco di quasi 30 mila albanesi” è quanto richiesto dal consigliere regionale brindisino del Movimento 5 Stelle Gianluca Bozzetti, in una lettera aperta inviata alla massima autorità dello Stato, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Brindisi vive oggi un periodo di profonda crisi identitaria - commenta Bozzetti- una perdita di fiducia in se stessa dettata da anni di mala politica e abbandono istituzionale a tutti i livelli. Ciò ha portato un’intera comunità a sfiduciarsi e a non credere più in se stessa. Ma Brindisi e i brindisini sono ben altro, ne danno dimostrazione ogni giorno e ne hanno dato ampia dimostrazione nel passato.”
Il 7 marzo del 1991, infatti, ricorda il consigliere pentastellato, Brindisi in poche ore venne raggiunta dalle navi partite dall'Albania cariche di profughi in cerca di una vita migliore nel nostro Paese. In quei momenti improvvisi e drammatici, l’intera città mise in moto spontaneamente una macchina organizzativa senza precedenti che coinvolse le istituzioni locali ma soprattutto i cittadini, i quali misero a subito a disposizione le proprie abitazioni, i propri risparmi e i propri vestiti, con il solo altissimo scopo di aiutare gente disperata.
“In occasione del venticinquennale di quello che possiamo definire un vero e proprio esodo biblico - prosegue il consigliere pentastellato - ho deciso di chiedere e a nome di tutta la comunità brindisina, attraverso una lettera aperta alla massima istituzione dello Stato, un segno di riconoscenza per l’accoglienza dimostrata in quei giorni drammatici. Un gesto che ho inteso fare non nella mia veste istituzionale, ma in qualità di semplice cittadino di Brindisi, e che ritengo serva a dare un degno e giusto riconoscimento alla mia comunità. Un segno che possa essere di auspicio per il futuro e che possa servire a risvegliare le coscienze di tutti i brindisini ripartendo da ciò che siamo, da ciò che siamo stati e da ciò che vogliamo ritornare ad essere, al fine di lavorare insieme per ricostruire un futuro all’altezza di Brindisi e dei brindisini.”
Di seguito la lettera inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Riconoscimento della Medaglia d’oro al valor civile alla città di Brindisi
Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica,
mi permetto di indirizzare alla Sua attenzione questa lettera aperta, non nella veste istituzionale di Consigliere Regionale, ma in qualità di umile cittadino di Brindisi, per chiederLe di riconoscere alla mia città la Medaglia d’oro al valor civile. Brindisi è una delle perle dell’Adriatico, che troppo spesso, però, è balzata alla cronaca per eventi drammatici, come l’attentato nel 2012 che causò la morte della giovanissima Melissa Bassi, o come i più recenti fatti legati al riemergere della criminalità organizzata, alla gestione illegale dei rifiuti e agli scandali di una politica sempre più incapace di risolvere le gravi problematiche dei miei concittadini. Tuttavia, oggi questa città chiede di essere amata, apprezzata e valorizzata, con una visione che vada persino oltre quelle che sono le sue acclarate bellezze storiche, artistiche e paesaggistiche: questa città Le chiede un riconoscimento per le sue doti umane.
Brindisi sta pagando un prezzo altissimo in termini ambientali e sanitari, ma, nonostante sia in ginocchio dal punto di vista occupazionale, martoriata dalla mala gestio del territorio e della cosa
pubblica, è sempre stata e continua ad essere una comunità dal grande cuore, emblema di infinita solidarietà. Il 7 marzo 1991 alle ore 10 del mattino, la nave “Lirja”, con circa cinquemila albanesi a bordo, approdò nel porto di Brindisi. Vi erano donne e uomini, bambini, anziani, gente infreddolita, spesso malata, disperati sull’orlo del baratro e della morte, che fuggivano da un Paese disgregato, nel pieno fervore storico che vedeva un tumultuoso passaggio da una dittatura di stampo comunista ad una democrazia di matrice occidentale.
Lirja non fu la sola nave. Due ore più tardi, infatti, attraccò un’altra imbarcazione mercantile, la Tirana, successivamente l’Apollonia, a seguire altri sei pescherecci e, infine, la Legend. In poche ore la città di Brindisi aprì le sue braccia per ospitare sulla banchina di Sant’Apollinare oltre ventottomila persone. Un evento, di proporzioni bibliche per una città che contava appena novantamila abitanti, e che dovette, per la prima volta in Europa, fronteggiare da sola l’emergenza di un esodo inatteso.
In quell’occasione la comunità di Brindisi dimostrò tutta la sua grandezza, solidarietà, impegno e accoglienza nei confronti di quelle persone che fuggivano dalle loro case cercando semplicemente di rifarsi una vita lontano dalle atrocità che avevano vissuto. I cittadini brindisini misero a disposizione le proprie abitazioni, i propri risparmi, i propri vestiti; i garage diventarono delle mense e le mense aziendali sfornavano sino a 200 pasti in più al giorno; trentasei scuole furono adibite a domitori, restando chiuse per un lungo periodo.
Una delle voci di quell’esodo fu, anche, quella dell’allora primo cittadino, il quale registrò un messaggio che venne diffuso ogni quindici minuti sia dalle emittenti radiofoniche sia da quelle televisive locali, con cui si invitava l’intera cittadinanza a prestare aiuto a quella gente. Un messaggio emblematico e allo stesso tempo allarmante: «hanno fame e freddo». La cittadinanza rispose offrendo sacchetti di cibo. In un’intervista, uno dei tanti profughi, Arben, ricordava «Dobbiamo tutto ai brindisini. Senza di loro, molti di noi sarebbero morti».
Gli aiuti dello Stato, infatti, tardarono ad arrivare. Dinanzi a quella tragedia che si stava consumando sulle rive dell’Adriatico e mentre la politica internazionale e italiana era inerte ed esterrefatta, assalita da un senso di quasi impotenza, i brindisini risposero prontamente all’emergenza, non con l’indifferenza o alzando muri di filo spinato, ma aprendo le porte delle case, delle chiese e delle scuole, unendosi e trovando in loro stessi la forza di reagire e di superare le difficoltà, dando, così, una lezione di solidarietà umana senza eguali.
Molti di quegli albanesi sono rimasti in Puglia e si sono integrati nella comunità locale lavorando e ricostruendo una nuova vita. Oggi come ieri la Puglia è la porta d’Europa per gente che, in cerca di una speranza e di una vita migliore, fugge dalle guerre, figlie dell’imbarbarimento delle relazioni umane. La Puglia, paradigma di accoglienza e di integrazione, è questa Signor Presidente: una regione e un popolo che credono pienamente nei valori fondanti dell’Unione Europea, quali dignità, democrazia, pace, solidarietà, rispetto reciproco tra i popoli, tutela dei diritti umani e dei principi delle Carta delle Nazioni Unite che noi italiani, per primi, abbiamo ardentemente contribuito a costituire.
Ill.mo Signor Presidente, con questa lettera sono a chiederLe, in nome dei brindisini e nell’anno del venticinquennale dello sbarco, la Medaglia d’oro al valor civile alla città di Brindisi, come segno di riconoscenza per l’accoglienza dimostrata in quei giorni drammatici. Una richiesta, quest’ultima, già avanzata, in passato, dal sindaco Domenico Menniti all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rimasta, però, inascoltata dalle istituzioni. Oggi a quelle stesse istituzioni chiediamo un riconoscimento per il passato, che costituisca anche un forte segnale per il futuro della città.
Parafrasando Martin Luther King “Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli”. Noi, a Brindisi, in quel 1991 abbiamo dimostrato al mondo intero di essere tutti fratelli.
Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà riservare a questa richiesta,
Le porgo i miei più cordiali saluti.
Gianluca Bozzetti
Il 7 marzo del 1991, infatti, ricorda il consigliere pentastellato, Brindisi in poche ore venne raggiunta dalle navi partite dall'Albania cariche di profughi in cerca di una vita migliore nel nostro Paese. In quei momenti improvvisi e drammatici, l’intera città mise in moto spontaneamente una macchina organizzativa senza precedenti che coinvolse le istituzioni locali ma soprattutto i cittadini, i quali misero a subito a disposizione le proprie abitazioni, i propri risparmi e i propri vestiti, con il solo altissimo scopo di aiutare gente disperata.
“In occasione del venticinquennale di quello che possiamo definire un vero e proprio esodo biblico - prosegue il consigliere pentastellato - ho deciso di chiedere e a nome di tutta la comunità brindisina, attraverso una lettera aperta alla massima istituzione dello Stato, un segno di riconoscenza per l’accoglienza dimostrata in quei giorni drammatici. Un gesto che ho inteso fare non nella mia veste istituzionale, ma in qualità di semplice cittadino di Brindisi, e che ritengo serva a dare un degno e giusto riconoscimento alla mia comunità. Un segno che possa essere di auspicio per il futuro e che possa servire a risvegliare le coscienze di tutti i brindisini ripartendo da ciò che siamo, da ciò che siamo stati e da ciò che vogliamo ritornare ad essere, al fine di lavorare insieme per ricostruire un futuro all’altezza di Brindisi e dei brindisini.”
Di seguito la lettera inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Riconoscimento della Medaglia d’oro al valor civile alla città di Brindisi
Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica,
mi permetto di indirizzare alla Sua attenzione questa lettera aperta, non nella veste istituzionale di Consigliere Regionale, ma in qualità di umile cittadino di Brindisi, per chiederLe di riconoscere alla mia città la Medaglia d’oro al valor civile. Brindisi è una delle perle dell’Adriatico, che troppo spesso, però, è balzata alla cronaca per eventi drammatici, come l’attentato nel 2012 che causò la morte della giovanissima Melissa Bassi, o come i più recenti fatti legati al riemergere della criminalità organizzata, alla gestione illegale dei rifiuti e agli scandali di una politica sempre più incapace di risolvere le gravi problematiche dei miei concittadini. Tuttavia, oggi questa città chiede di essere amata, apprezzata e valorizzata, con una visione che vada persino oltre quelle che sono le sue acclarate bellezze storiche, artistiche e paesaggistiche: questa città Le chiede un riconoscimento per le sue doti umane.
Brindisi sta pagando un prezzo altissimo in termini ambientali e sanitari, ma, nonostante sia in ginocchio dal punto di vista occupazionale, martoriata dalla mala gestio del territorio e della cosa
pubblica, è sempre stata e continua ad essere una comunità dal grande cuore, emblema di infinita solidarietà. Il 7 marzo 1991 alle ore 10 del mattino, la nave “Lirja”, con circa cinquemila albanesi a bordo, approdò nel porto di Brindisi. Vi erano donne e uomini, bambini, anziani, gente infreddolita, spesso malata, disperati sull’orlo del baratro e della morte, che fuggivano da un Paese disgregato, nel pieno fervore storico che vedeva un tumultuoso passaggio da una dittatura di stampo comunista ad una democrazia di matrice occidentale.
Lirja non fu la sola nave. Due ore più tardi, infatti, attraccò un’altra imbarcazione mercantile, la Tirana, successivamente l’Apollonia, a seguire altri sei pescherecci e, infine, la Legend. In poche ore la città di Brindisi aprì le sue braccia per ospitare sulla banchina di Sant’Apollinare oltre ventottomila persone. Un evento, di proporzioni bibliche per una città che contava appena novantamila abitanti, e che dovette, per la prima volta in Europa, fronteggiare da sola l’emergenza di un esodo inatteso.
In quell’occasione la comunità di Brindisi dimostrò tutta la sua grandezza, solidarietà, impegno e accoglienza nei confronti di quelle persone che fuggivano dalle loro case cercando semplicemente di rifarsi una vita lontano dalle atrocità che avevano vissuto. I cittadini brindisini misero a disposizione le proprie abitazioni, i propri risparmi, i propri vestiti; i garage diventarono delle mense e le mense aziendali sfornavano sino a 200 pasti in più al giorno; trentasei scuole furono adibite a domitori, restando chiuse per un lungo periodo.
Una delle voci di quell’esodo fu, anche, quella dell’allora primo cittadino, il quale registrò un messaggio che venne diffuso ogni quindici minuti sia dalle emittenti radiofoniche sia da quelle televisive locali, con cui si invitava l’intera cittadinanza a prestare aiuto a quella gente. Un messaggio emblematico e allo stesso tempo allarmante: «hanno fame e freddo». La cittadinanza rispose offrendo sacchetti di cibo. In un’intervista, uno dei tanti profughi, Arben, ricordava «Dobbiamo tutto ai brindisini. Senza di loro, molti di noi sarebbero morti».
Gli aiuti dello Stato, infatti, tardarono ad arrivare. Dinanzi a quella tragedia che si stava consumando sulle rive dell’Adriatico e mentre la politica internazionale e italiana era inerte ed esterrefatta, assalita da un senso di quasi impotenza, i brindisini risposero prontamente all’emergenza, non con l’indifferenza o alzando muri di filo spinato, ma aprendo le porte delle case, delle chiese e delle scuole, unendosi e trovando in loro stessi la forza di reagire e di superare le difficoltà, dando, così, una lezione di solidarietà umana senza eguali.
Molti di quegli albanesi sono rimasti in Puglia e si sono integrati nella comunità locale lavorando e ricostruendo una nuova vita. Oggi come ieri la Puglia è la porta d’Europa per gente che, in cerca di una speranza e di una vita migliore, fugge dalle guerre, figlie dell’imbarbarimento delle relazioni umane. La Puglia, paradigma di accoglienza e di integrazione, è questa Signor Presidente: una regione e un popolo che credono pienamente nei valori fondanti dell’Unione Europea, quali dignità, democrazia, pace, solidarietà, rispetto reciproco tra i popoli, tutela dei diritti umani e dei principi delle Carta delle Nazioni Unite che noi italiani, per primi, abbiamo ardentemente contribuito a costituire.
Ill.mo Signor Presidente, con questa lettera sono a chiederLe, in nome dei brindisini e nell’anno del venticinquennale dello sbarco, la Medaglia d’oro al valor civile alla città di Brindisi, come segno di riconoscenza per l’accoglienza dimostrata in quei giorni drammatici. Una richiesta, quest’ultima, già avanzata, in passato, dal sindaco Domenico Menniti all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rimasta, però, inascoltata dalle istituzioni. Oggi a quelle stesse istituzioni chiediamo un riconoscimento per il passato, che costituisca anche un forte segnale per il futuro della città.
Parafrasando Martin Luther King “Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli”. Noi, a Brindisi, in quel 1991 abbiamo dimostrato al mondo intero di essere tutti fratelli.
Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà riservare a questa richiesta,
Le porgo i miei più cordiali saluti.
Gianluca Bozzetti