Piano Regionale dei Rifiuti urbani

martedì 30 novembre 2021
Criticità e preoccupazione sulla riduzione delle distanze degli impianti dai siti Natura 2000, sulla concessione dell'esclusività al trattamento del CSS, sulla mancanza di piani chiari per la chiusura delle discariche e sulla mancanza della valutazione d'impatto sulla salute umana

Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani (PRGRU) costituisce il documento di pianificazione settoriale in materia di gestione dei rifiuti e rientra nei piani e programmi che hanno impatti significativi sull’ambiente, sul patrimonio culturale e sulla vita di ogni cittadino pugliese. E per tale ragione è fondamentale che tale piano sia largamente condiviso e discusso con i territori prima di essere approvato, come previsto dalla legge, dal Consiglio Regionale della Puglia. Il testo unico ambientale pone l’accento sulla riduzione della produzione di rifiuti organici e degli impatti sull’ambiente derivanti dalla gestione degli stessi, sulla promozione del riciclaggio di alta qualità, sull’obbligo di realizzazione della raccolta differenziata al fine di ridurre il quantitativo di rifiuti da smaltire in discarica. 

Da ricordare, inoltre, che nell’aprile 2018 il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva il pacchetto sull’economia circolare, un importante passo avanti che accelera la transizione verso l’economia circolare in Europa.  L’accordo prevede il 65% di riciclaggio dei rifiuti solidi urbani al 2035, con target intermedi del 55% al 2025 e 60% al 2030. Per gli imballaggi, invece, si prevedono target del 65% al 2025 e del 70% al 2030. Per le discariche il target è fissato al 10% entro il 2035. In linea con gli obiettivi Onu per lo Sviluppo sostenibile, nel pacchetto è previsto anche che vi sia un dimezzamento entro il 2030 degli sprechi alimentari lungo la catena di produzione, distribuzione e consumo, con obiettivi di riduzione obbligatori che saranno fissati nel 2023.

Grazie a una rete in continua crescita di amministrazioni e cittadini attenti all’ambiente, in Puglia la media percentuale regionale di raccolta differenziata nel 2020 è stabile al 54,68%, mentre nei primi mesi del 2021 si attesta al 58,34%. Sono 113 i Comuni Ricicloni, coloro i quali hanno raggiunto o superato l’obiettivo di legge del 65 % svolgendo correttamente la Raccolta Differenziata, che però sono solo il 44% del totale. Questo ci deve far riflettere come la sfida generale si fa ancora più ardua e l’uscita dall’economia lineare è ancora tutta in salita. 

“Il passaggio da un’economia di tipo lineare ad una di tipo circolare è possibile solo grazie alla diffusione delle azioni messe in campo dalle amministrazioni virtuose e dai Sindaci che pongono maggiore attenzione alla gestione dei rifiuti prodotti dai loro cittadini. – sostengono Italia Nostra-Puglia, Legambiente Puglia e WWF Puglia - Bisogna dare una risposta concreta attraverso un incisivo intervento regionale che applichi l’obbligo della tariffazione puntuale su tutto il territorio regionale, in nome del principio “chi inquina paga”. Oppure penalizzando economicamente lo smaltimento in discarica dei rifiuti. Per uscire insieme da questo stallo “lineare” è fondamentale far cadere i campanilismi e le barricate ideologiche e attraverso la partecipazione (legge regionale sulla partecipazione n.28/2017). Il modello di comportamento usato sino ad oggi non ha portato i suoi frutti e le conseguenze ancora una volta le stanno pagando i cittadini che, nonostante il raggiungimento del 65% di RD, invece di vedere diminuire le proprie tasse continuano a pagare il prezzo del non scelte politiche”.

Su questi aspetti fondamentali le tre associazioni ambientaliste più rappresentative nella Regione Puglia, Italia Nostra-Puglia, Legambiente Puglia e WWF Puglia oltre a chiedere una politica regionale più incisiva e decisionale, basano le osservazioni congiunte sul "Piano Regionale dei Rifiuti urbani, comprensivo della sezione gestione fanghi di depurazione del servizio idrico integrato e della proposta di Piano bonifiche aree inquinate. Conclusione procedura di VAS con aggiornamento di Piano alle osservazioni pervenute ed alla recente normativa eurounitaria e nazionale". 

In sintesi gli aspetti critici dell’attuale proposta di Piano Regionale dei Rifiuti, soprattutto in seguito all’accoglimento delle osservazioni in VAS, sono: 

- La mancanza di step e obiettivi legislativi chiari e precisi, che portino entro il 2030 alla raccolta differenziata spinta e alla tariffazione puntuale in tutti i Comuni della Regione. Il Servizio di raccolta stradale può essere previsto in una fase transitoria, ma non come opzione di scelta perenne. Altrimenti lo scenario a regime del 2025 sia in termini percentuali che in produzione pro capite può divenire mera illusione o pronostico irrealizzabile. 

- La trasformazione della Regione Puglia in un grande inceneritore, in quanto l’iniziale previsione, in linea con il DECRETO-LEGGE 31 maggio 2021, n. 77 “Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure.” (GU n.129 del 31-5-2021)), nello sviluppo del mercato del CSS End of Waste, èstata cassata accogliendo l’osservazione di un privato e così variando il Piano per la conservazione della esclusiva produzione di CSS. Per inciso, il CSSc presenta minori quantitativi di zolfo e polveri sottili e, quindi, sicuramente meno inquinante del CSS tradizionale. L’applicazione di tecnologie innovative e/o migliorative andrebbero implementate come base per un sistema in continua evoluzione, mentre il contrario non rispetta il pubblico interesse e non tutela la salute dei cittadini. Si ricorda che la termovalorizzazione è al fondo della piramide dell’economia circolare tant’è che non sono previsti incentivi e finanziamenti. Come Transizione ecologica e il PNRR vanno in direzione contraria a tale ipotesi di smaltimento/trattamento dei rifiuti. 

- Nello scenario di produzione e di trattamento delle frazioni della raccolta differenziata, condividendo l’importanza dell’impiantistica, fondamentale per il corretto trattamento delle frazioni differenziate, si sottolinea come la creazione di un solo impianto aggiuntivo non consentirebbe il soddisfacimento al 2025 della necessità complessiva. Bisogna infrastrutturare tutta la Puglia con impianti di riciclo e riuso (senza aprire nuove discariche, termovalorizzatori o impianti di TMB - trattamento meccanico biologico), perché per tendere all’opzione “rifiuti zero” a smaltimento, occorre realizzare tanti impianti industriali con cui recuperare materia. Ogni provincia deve essere autosufficiente con produzione di biometano e compost di qualità, impianti per riciclare tutti i rifiuti da cui estrarre risorse, come le apparecchiature elettriche ed elettroniche (per recuperare ad esempio le terre rare), i pannolini usa e getta, le terre da spazzamento. Devono moltiplicarsi i centri di riuso (coinvolgendo anche le persone più fragili) e occorre garantire lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti contenenti amianto, che finiscono in gran parte all’estero, e il riciclo dei pannelli fotovoltaici a fine vita e degli impianti eolici dismessi.

- Allo stesso modo tenendo conto della previsione della riattivazione di discariche poste sotto sequestro o attualmente chiuse, è fondamentale prevedere, già nel piano allegato di bonifiche, un piano di intervento, messa in sicurezza, monitoraggio ante, durante e post di questi siti (vedi Conversano, Trani e Corigliano d’Otranto). Se si chiede ad un territorio un “sacrificio” questo deve essere ben delineato nei modi e nei tempi e soprattutto nella tipologia del rifiuto da ospitare.  Anche perché lasciare ai Comuni la presentazione di un progetto, è deleterio per il territorio visti i risultati in questi anni. Inoltre se si vuole riattivare in parte tali discariche deve essere ben specificata la tipologia di rifiuti da destinare, privilegiando inerti, ma soprattutto NON autorizzando in tali discariche l’accoglimento di rifiuti di altre Regioni, come accaduto di recente con la Regione Lazio.
 
- La proposta di Piano prevede anche i Criteri per la definizione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento rifiuti. Questo però ha un deficit di fondo perché per la definizione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento rifiuti, tra le componenti ambientali considerate ai fini di minimizzare l’impatto negativo manca la componente “salute umana” che è uno dei capisaldi della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e che non può essere derubricata ad una generica – tutela della popolazione – con riferimenti di larga massima alla qualità dell’aria ed al relativo PRQA ed alla tutela dalle molestie olfattive, oppure all’inquinamento acustico e luminoso. Una lacuna del Piano che potrebbe permettere la realizzazione di impianti di coincenerimento e/o di termovalorizzazione in ambienti industriali o pseudoindustriali (insediamenti industriali/commerciali come già accade nella zona ASI Bari/Modugno) che prescinderebbe dal reale contesto insediativo del territorio interessato con le immaginabili ricadute negative in termini socio/sanitari/economici. Tale criticità deve essere valutata considerando che il Piano dei rifiuti estende la casistica evidenziata anche all’ampliamento e/o potenziamento degli impianti esistenti. Non è ben chiaro in quale categoria debba essere collocato un impianto che chieda di implementare la quantità di rifiuto da trattare ancorché non vengano modificate le attività di gestione, di trattamento e non ci siano ampliamenti aerali con consumo del suolo.  
  
- Ed ancora, circa gli strumenti di pianificazione vigenti e l’uso del suolo, nella definizione delle aree agricole di pregio, si potrebbe fare riferimento, almeno per gli impianti di incenerimento/coincenerimento, agli studi che la Regione ha già effettuato, con elaborazione cartografica di dettaglio, per l’emanazione del RR del 30.12.2010 di recepimento del D.M. per le aree non idonee all’installazione di impianti FER.

- Continuando si fa notare e sottolinea che nelle osservazioni alla VAS - Relativamente all’osservazione di Confindustria, è stata di colpo modificata l’area buffer di 500 mt per i siti della rete Natura 2000, portandola a 100 mt facendo riferimento a quanto previsto dal PPTR. Per questo tipo di norme vale il principio “Lex specialis derogat legi generali” che trovano applicazione in luogo della norma più generale in quanto proposte a regolare quella particolare circostanza.  Cioè la tutela del patrimonio ambientale relativo alla rete Natura 2000, preminente come pubblico interesse di una collettività più ampia, rispetto all’attività di gestione dei rifiuti, di livello regionale, che implica più fattori di impatto ambientale e, conseguentemente, al loro impatto cumulativo (aumento del traffico anche pesante, rumore, emissioni, polveri, ecc.).  Per tale ragione si richiedere di riportare a 500 mt il buffer, per tutelare in modo particolare i siti natura 2000 e le aree protette in Puglia.

- Nella proposta piano di bonifica delle aree inquinate sarebbe opportuno elaborare, ancorché di larga massima, specifici progetti di bonifica che contenessero interventi di studio e previsione circa i più che probabili interventi che si potrebbero rendere necessari a seguito della realizzazione e, soprattutto, di esercizio della nuova impiantistica prevista dal Piano di gestione dei rifiuti con particolare riferimento all’incremento degli impianti di coincenerimento e/o di termovalorizzazione. Uno scenario di maggior dettaglio conoscitivo consentirebbe una valutazione puntuale relativamente al completamento degli interventi finalizzati alla chiusura per la realizzazione delle “coperture” delle discariche definendo: - i volumi necessari alla sagomatura delle pendenze per il corretto scorrimento delle acque meteoriche; - i materiali da utilizzare per la suddetta sagomatura, così da evitare, o per lo meno da palesare, fenomeni di sopralzo/ampliamento dei volumi di discarica. Pertanto è importante valutare la differenza tra le quote di progetto e quelle finali di esercizio. 

- Per quanto riguarda il Piano dei Fanghi di depurazione del servizio idrico è fondamentale che nel piano ci sia una linea chiara e decisa sulla metodologia prevalente e prioritaria da utilizzare separando nettamente le azioni per i Fanghi Idonei e quelli Non Idonei al riutilizzo. Puntando in modo prevalente sull’massimo riutilizzo di quelli idonei in agricoltura, come ben specificato nel D.lgs. Decreto n. 99/1992, garantendo il massimo controllo nella matrice iniziale del fango e soprattutto nel metodo, tempi, modi e quantità nella fase di stesa. Attraverso un’azione capillare di sensibilizzazione e corretta informazione nei confronti degli agricoltori e cittadini, soprattutto sulla forza del monitoraggio a monte e a valle del trattamento.  Per il massimo riutilizzo, anche in fase di essiccamento, non è possibile prevedere direttamente il trattamento di CSS, ma ugualmente è fondamentale e prioritario l’estrazione delle sostanze organiche importanti e vitali al riutilizzo delle stesse. 

- Nella sezione conoscitiva per l’analisi impiantistica viene affermato che vengono considerati come esistenti gli impianti per i quali sono ancora in corso gli iter autorizzativi. Per gli impianti destinati al recupero energetico, a fronte dei tre attualmente autorizzati ed in esercizio, ne sono elencati ulteriori tre: uno per coincenerimento non ancora in esercizio ed altri due da realizzare. Pertanto, nella realtà dei fatti, nel Piano è previsto un incremento, pari quasi al doppio degli impianti di termovalorizzazione confermando il primato della Puglia come regione con il più quantitativo di rifiuto urbano inviato a coincenerimento.       

Considerando il momento storico in cui l’Italia e la Puglia è chiamata a dare il proprio contributo, ci auspichiamo che tali osservazioni possano richiamare l’attenzione della Regione Puglia e pertanto migliorare e rafforzare il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti, strumento fondamentale di pianificazione, programmazione e indirizzo per l’intera collettività. E soprattutto che la politica abbia il coraggio di fare scelte incisive e decise in termini di tutela dell’ambiente, dell’uomo e delle comunità in cui viviamo. Come associazioni ambientaliste saremo sempre presenti nel monitorare costantemente che l’ambiente e l’uomo siano sempre al centro delle politiche di programmazione della nostra Regione, auspicando che ulteriori scempi e danni ambientali siano impediti, perché oggi è già troppo tardi per trovare un rimedio. 
 
 
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