Leggiamo non senza stupore un articolo pubblicato sul quotidiano online specializzato in trasporto e tematiche marittime, “Shipping Italy.it”.
A dire il vero non si tratta di un vero e proprio articolo ma, come evidenziato all’inizio, di una “comunicazione aziendale”, cioè di una nota diffusa dall’azienda, nel caso specifico dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale. Cosa vuol far sapere l’AdSPMAM? Che «La vasca di colmata, nel porto di Brindisi, potrebbe accogliere la nuova base anfibia della Marina Militare, oltre a un parco urbano attrezzato fronte-mare», quindi dopo l’annuncio che la colmata sarebbe diventata una sorta di piccola Torre Guaceto ora si gioca al rialzo e vien fuori questo nuovo scenario.
Per la verità su questa vecchia ipotesi – lo spostamento della base navale a Capobianco
- stava già lavorando l’attuale Amministrazione comunale e il sindaco Riccardo Rossi e, a quanto è dato sapere, aveva già avuto contatti avanzati. Ma forse l’Amministrazione comunale ha demandato il Presidente dell’AdSPMAM a relazionarsi col Ministero della Difesa? Perché la stessa nota fa sapere che «Il presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale, Ugo Patroni Griffi, sta interloquendo con i vertici della Marina Militare Italiana.
La Marina, infatti, potrebbe essere notevolmente interessata a occupare una parte dell’area per insediare possibili attività complementari al funzionamento della base militare o a espandere in tale zona alcune funzioni già in essere, con particolare riguardo all’ormeggio delle nuove navi anfibie, di dimensioni e pescaggio non compatibili con il seno di ponente». Per quanto si sa dovrebbe essere l’Amministrazione comunale e il suo massimo rappresentante a interessarsi dello sviluppo della città e dei suoi futuri scenari e al riguardo pare che lo stiano già facendo. Per cui pare davvero strano che il presidente dell’AdSPMAM travalicando le proprie competenze stia invadendo “aree” di esclusiva competenza politica e che questa al riguardo taccia.
La Marina, infatti, potrebbe essere notevolmente interessata a occupare una parte dell’area per insediare possibili attività complementari al funzionamento della base militare o a espandere in tale zona alcune funzioni già in essere, con particolare riguardo all’ormeggio delle nuove navi anfibie, di dimensioni e pescaggio non compatibili con il seno di ponente». Per quanto si sa dovrebbe essere l’Amministrazione comunale e il suo massimo rappresentante a interessarsi dello sviluppo della città e dei suoi futuri scenari e al riguardo pare che lo stiano già facendo. Per cui pare davvero strano che il presidente dell’AdSPMAM travalicando le proprie competenze stia invadendo “aree” di esclusiva competenza politica e che questa al riguardo taccia.
Ad ogni buon conto ribadiamo la nostra opinione sulla colmata. Oltre le motivazioni espresse nel nostro ricorso al Presidente della Repubblica, riteniamo che sia inconcepibile avvalersi ancora di questo genere di soluzioni poco rispettose di un territorio e in particolare di uno come il nostro che ha già subito abusi e inquinamenti di ogni genere.
Ci chiediamo, è ancora possibile pensare di usare, restringendoli, spazi acquei per utilizzarli come discariche? Riteniamo questa modalità concettualmente e culturalmente datata e richiamare il PRP vigente che è del 1975 significa non rendersi conto che da quella data è trascorso mezzo secolo e non può più essere considerato in linea coi tempi, pertanto continuiamo a ribadire che i sedimenti che si vogliono dragare debbano essere caratterizzati e validati dall’ ARPA e che soltanto a seguito dell’esito di tale procedura si possano bonificare rendendoli inerti per riutilizzarli o per un loro conferimento in discarica o per altro uso, così come indicato anche dall’art. 184 quater del Decreto Legislativo 152/2006 (s.m.i.) che riguarda l’utilizzo dei materiali di dragaggio nei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (SIN).
Non diciamo nulla di nuovo né di strano poiché questa procedura è già stata osservata a Brindisi per i dragaggi del Seno di Ponente e attualmente è in atto nel porto di Palermo.
Ci chiediamo, è ancora possibile pensare di usare, restringendoli, spazi acquei per utilizzarli come discariche? Riteniamo questa modalità concettualmente e culturalmente datata e richiamare il PRP vigente che è del 1975 significa non rendersi conto che da quella data è trascorso mezzo secolo e non può più essere considerato in linea coi tempi, pertanto continuiamo a ribadire che i sedimenti che si vogliono dragare debbano essere caratterizzati e validati dall’ ARPA e che soltanto a seguito dell’esito di tale procedura si possano bonificare rendendoli inerti per riutilizzarli o per un loro conferimento in discarica o per altro uso, così come indicato anche dall’art. 184 quater del Decreto Legislativo 152/2006 (s.m.i.) che riguarda l’utilizzo dei materiali di dragaggio nei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (SIN).
Non diciamo nulla di nuovo né di strano poiché questa procedura è già stata osservata a Brindisi per i dragaggi del Seno di Ponente e attualmente è in atto nel porto di Palermo.
Quindi è doveroso chiedersi e chiedere: la scelta progettuale operata dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale è davvero la più valida?
Esistono alternative che mettano al riparo la comunità dai rischi e criticità connessi a tale opera?
Esistono alternative che mettano al riparo la comunità dai rischi e criticità connessi a tale opera?
Inoltre auspichiamo che l’AdSPMAM receda dal proposito di avviare «una consultazione popolare per la scelta del nome con cui intitolare il nuovo parco e soprattutto la bellissima baia che verrà realizzata» per una questione di rispetto verso la cittadinanza (non tutti hanno l’anello al naso), perché sa tanto di presa in giro. Si vuole imbellettare un’operazione né più né meno come fece l’Enel arrivando a intitolare la centrale di Cerano a Federico II, uno dei personaggi più illuminati della storia, ma ciò non cambiò però la storia della centrale che continuò ad inquinare esattamente come prima.
Del resto, quanto ha costruito Federico II si può ancora ammirare dopo quasi un millennio mentre tra 50 anni delle centrali termoelettriche di Bríndisi non resterà se non lo scheletro di ferro, forse neppure buono per farne un parco culturale come a Duisburg in Germania.
Del resto, quanto ha costruito Federico II si può ancora ammirare dopo quasi un millennio mentre tra 50 anni delle centrali termoelettriche di Bríndisi non resterà se non lo scheletro di ferro, forse neppure buono per farne un parco culturale come a Duisburg in Germania.
E poi è la stessa AdSPMAM che ha dichiarato che «l’interesse dell’AP è utilizzare la cassa di colmata prevista dal PRP vigente, esclusivamente come vasca di colmata per i sedimenti provenienti dai dragaggi necessari per la messa in sicurezza del porto di Brindisi, previsti dal PRP vigente, e degli altri porti dell’Autorità di Sistema». Si possono cambiare le carte in tavola ma se le intenzioni per cui è stata progettata sono quelle, prima o poi ritorneranno a galla a dispetto delle tante “giravolte” fatte.
Ricordiamo, a solo titolo di esempio, che sull’area di Capobianco il Presidente dell’AdSP ha annunciato un molto probabile intervento di un grosso gruppo industriale internazionale interessato alla zona franca, per poi plaudire allo stoccaggio per cinque anni nello stesso sito dei sedimenti da dragare.
Forum Ambiente, Salute e Sviluppo
Italia Nostra Onlus, Sezione di Brindisi
Legambiente Brindisi
No al Carbone a difesa dall’inquinamento ambientale e a tutela del territorio
No Tap
WWF Brindisi Onlus