In attesa che si concretizzino le tante speranze di rilancio dell’economia brindisina, questo territorio ha il dovere di individuare una linea comportamentale per non disperdere energie e per non continuare a sprecare tempo inutilmente. E’ evidente, pertanto, che bisogna partire dai punti su cui si riscontrano accenni di condivisione.
In questa ottica, ci sono tutte le premesse perché l’area interessata dal Sito di interesse nazionale (SIN) venga fortemente ridimensionata, in maniera tale da cominciare a rimuovere vincoli che potrebbero ritardare nuovi investimenti. E’ un obiettivo che va inseguito con determinazione, chiedendo con forza che Governo nazionale e Regione Puglia (con i rispettivi organismi tecnici) ascoltino le istanze del territorio e creino le condizioni perché si possa ottenere il risultato sperato. In questo modo, infatti, si creerebbero le condizioni per “liberare” altre aree della zona industriale, rendendole immediatamente fruibili per attività manifatturiere e legate ad una risorsa importante come quella del porto.
E’ chiaro, in ogni caso, che i vincoli dell’area SIN non solo gli unici a rendere poco appetibile la zona industriale. Sarebbe necessario infatti, il potenziamento ed il miglioramento delle infrastrutture esistenti e l’attivazione di altri servizi essenziali per chi vuole fare impresa. Esiste, poi, una immensa risorsa derivante dal possibile riutilizzo delle numerose aree dismesse all’interno del Petrolchimico.
Si tratta di una opportunità concreta, peraltro agevolata dall’esistenza – nel comprensorio di tale sito – di utilities particolarmente richieste da chi ha intenzione di dar vita a nuove attività produttive. Certo, si tratta di “crederci”, di mettere insieme tutti i soggetti interessati (istituzioni, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali, Eni, Governo e Regione) perché una semplice idea possa trasformarsi in una concreta opportunità che magari potrebbe estendersi anche all’utilizzo dello specchio di mare antistante lo stesso Petrolchimico.
E tutto questo partendo dal principio che anche in campo industriale, se si vuole rispettare l’ambiente, si deve ragionare in termini di “zero consumo di suolo”. Pensare di creare nuove aree industriali (quando in tanti decenni non siamo stati in grado di infrastrutturare quella esistente) è velleitario, costoso e non realizzabile in tempi compatibili con quelli di una agognata ripresa economica e produttiva. Da qui il nostro invito alla concretezza ed alla determinazione. Brindisi non può più aspettare!
Franco Gentile – Presidente CNA Brindisi
In questa ottica, ci sono tutte le premesse perché l’area interessata dal Sito di interesse nazionale (SIN) venga fortemente ridimensionata, in maniera tale da cominciare a rimuovere vincoli che potrebbero ritardare nuovi investimenti. E’ un obiettivo che va inseguito con determinazione, chiedendo con forza che Governo nazionale e Regione Puglia (con i rispettivi organismi tecnici) ascoltino le istanze del territorio e creino le condizioni perché si possa ottenere il risultato sperato. In questo modo, infatti, si creerebbero le condizioni per “liberare” altre aree della zona industriale, rendendole immediatamente fruibili per attività manifatturiere e legate ad una risorsa importante come quella del porto.
E’ chiaro, in ogni caso, che i vincoli dell’area SIN non solo gli unici a rendere poco appetibile la zona industriale. Sarebbe necessario infatti, il potenziamento ed il miglioramento delle infrastrutture esistenti e l’attivazione di altri servizi essenziali per chi vuole fare impresa. Esiste, poi, una immensa risorsa derivante dal possibile riutilizzo delle numerose aree dismesse all’interno del Petrolchimico.
Si tratta di una opportunità concreta, peraltro agevolata dall’esistenza – nel comprensorio di tale sito – di utilities particolarmente richieste da chi ha intenzione di dar vita a nuove attività produttive. Certo, si tratta di “crederci”, di mettere insieme tutti i soggetti interessati (istituzioni, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali, Eni, Governo e Regione) perché una semplice idea possa trasformarsi in una concreta opportunità che magari potrebbe estendersi anche all’utilizzo dello specchio di mare antistante lo stesso Petrolchimico.
E tutto questo partendo dal principio che anche in campo industriale, se si vuole rispettare l’ambiente, si deve ragionare in termini di “zero consumo di suolo”. Pensare di creare nuove aree industriali (quando in tanti decenni non siamo stati in grado di infrastrutturare quella esistente) è velleitario, costoso e non realizzabile in tempi compatibili con quelli di una agognata ripresa economica e produttiva. Da qui il nostro invito alla concretezza ed alla determinazione. Brindisi non può più aspettare!
Franco Gentile – Presidente CNA Brindisi