Il primo tomo del testo di letteratura classica del cinquecento, quasi dimenticato, (Il Libro del Cortegiano) prefato e commentato da Pino De Luca, libro non in vendita ma curato per autogratificazione dal proteiforme professore d’informatica, ha ingenerato una simpatica discussione tra amici nei locali della Cantina Botrugno.
Credo che sia superfluo presentare agli assidui lettori di Brindisi Sera il curatore del libro (più precisamente la prima parte dei quattro tomi che compongono l’opera) in quanto i suoi articoli, che costituiscono una specie di accurato e caustico diario sugli accadimenti quotidiani di politica e costume, appaiono, con ritmata frequenza e dovizia di ironia, su questo portale.
La primitiva diffidenza dei lettori verso i suoi primi scritti del De Luca è mano mano andata diradandosi e il fatto che egli si definisse “comunista ormonale”, senz’altri riferimenti, quindi, ad ere ante o post avvenimenti storici, ha accentuato la curiosità che è divenuta attesa di sempre più gradite sorprese provenienti dai suoi scritti, scevri dalle banalità e luoghi comuni che sovrabbondano nelle odierne esternazioni, ma sempre bonari commenti, mai inviperiti dalle faziosità. dichiarate ma non inviperite.
Appunto, le sue “visioni” ricorrenti sono funzionali all’ormonalità d’essere comunista in senso lato e costituente, ossia un tenace parteggiatore dei morti di fame e di tanti negletti e diseredati che vivacchiano in questa società con radici giudaico-cristiane che non hanno mutato la loro condizione.
Pino De Luca ha fatto stampare il volumetto, che si presenta in una veste grafica molto pregevole e ha invitato, sabato 13 dicembre, alcuni suoi amici (non molti per non far frastuono) e compagni presso la Cantina Botrugno: ha intavolato una svolazzante e leggiadra chiacchierata.
La sorpresa primaria non deriva dal fatto della scelta del luogo dell’incontro, bensì dall’assenza di ogni insistente richiamo all’oggetto che ha ingenerato (cioè il libro) l’amichevole convivio. Il libro, cioè, non è stato ritenuto l’oggetto principale e ossessivo, come sovente avviene da parte di autori che intendono divulgare il miracolo d’aver “pubblicato”, ma la scusante quasi eccentrica e fraterna di solidarizzare con persone pensanti su altri argomenti apparentemente secondari o poco significativi.
Tuttavia un iniziale richiamo al libro di Baldassarre Castiglione c’è stato: indotto da un vecchio documentario Rai, chissà come ripescato, sulla fenomenale “notte della Taranta” che si svolge annualmente, per scopi turistici, nel Salento (a Melpignano), immagini molto coinvolgenti per il crudo realismo, Pino De Luca ha fatto notare che la riesumazione di questa festa popolare non è un’invenzione dell’ex giovin signore quando era il Capo delle Puglie, se è vero, com’è vero, che nel Cap.VIII del primo tomo del Cortegiano tale fenomeno, che è diventato un “cult” universale, viene rimembrato dal Castiglione che così rapporta ed erudisce i lettori cinquecenteschi:
“Ché, come si dice che in Puglia circa gli atarantati, s’adoprano molti instrumenti di musica e con vari suoni si va investigando, fin che quello umore che fa la infermità, per una certa convenienza ch’egli ha con alcuno di que’ suoni, sentendolo, sùbito si move e tanto agita lo infermo che per quella agitazion si riduce a sanità”.
Ma dopo del libro non sé più parlato per la nota pudica modestia di De Luca: gli amici e compagni sono stati intrattenuti su temi enologici da Sergio Botrugno, che gestisce col fratello l’omonima cantina e sul modo di produrre il cioccolato dal giovane Bernardi che a Grottaglie produce questa squisitezza: dopo di che c’è stato l’assaggio del cioccolato con degustazione del vino sapientemente abbinato per l’omologazione di due gusti, perfettamente riuscita.