«Innanzitutto chiudiamo quest’anno con il record dell’ultimo ventennio per la movimentazione di merci. Dovremmo avere raggiunto, infatti, i 19 milioni di tonnellate. Un ottimo risultato anche se volessimo scorporare l’incidenza del carbone.
Significa, infatti, che c’è una buona vitalità e quindi anche altri traffici si sono aggiunti al carbone quando fino a qualche tempo fa il porto di Brindisi solo di questo viveva.
Oggi, finalmente, abbiamo uno scalo davvero polifunzionale, con moltissime tipologie di merci».
Resta, tuttavia, la preoccupazione legata alla decarbonizzazione.
«Leggo in queste ore che si parla di rigassificatore a Taranto. E perché non a Brindisi, mi chiederei io, considerato che i nuovi impianti permettono la rigassificazione anche dell’idrogeno, cosa che accelererebbe la transizione energetica.
La speranza, quindi, è che le opportunità offerte oggi dalla green economy siano colte anche dal porto di Brindisi».
Per il porto di Brindisi sono stati stanziati tre finanziamenti che rientrano nel piano di ripresa e resilienza:
Il primo, il cold ironing, ovvero l’elettrificazione delle banchine «che sta andando speditamente». «E poi - prosegue Patroni Griffi - i due progetti principali, il principale dei quali dal punto di vista delle possibilità di sviluppo del porto è la cassa di colmata, che “regge” a sua volta i dragaggi ed i nuovi accosti di Sant’Apollinare.
Parallelamente dovremmo chiudere la procedura di Via per Capo Bianco, per la cui area abbiamo molte richieste. Ci sono degli interessi che si sono concretizzati, a parte quelli già noti, che comportano moltissimi posti di lavoro e che renderemo pubblici nei primi mesi dell’anno prossimo. E ci aspettiamo che siano cantierizzati investimenti privati come Act Blade e Edison».
Novità anche sulla cantieristica navale, con «privati già pronti ad effettuare investimenti per il potenziamento delle capacità».