Si parlò di una idea simile già nel 2013 e nel 2016 la regione Emilia Romagna stipuò un accordo con l’associazione nazionale geologi. Il problema però è che si parla sempre dopo le tragedie. Qualcosa o qualcuno riesce sempre a far “ chiudere un occhio” affinché non si ripresenta una successiva tragedia che poteva essere evitata o sicuramente limitata.
Anche il territorio della provincia di Brindisi hai i suoi rischi idrogeologici, tant’è che il PAI approvato da un consiglio provinciale lo ha evidenziato già una decina di anni fa.
Gli aspetti legati all’erosione delle coste e i cambiamenti climatici, con eventi atmosferici sempre più estremi, sono un campanello di allarme serissimo sul problema che dovrebbe far pensare subito alla creazione protocolli di prevenzione. C’è da dire che qualcosa è stato fatto: opere idrauliche realizzate che hanno permesso di ridurre al minimo gli eventi tragici nel territorio. Ma bisognerebbe fare qualcosa per combattere l’abusivismo incosciente.
Oltre a costruzioni preesisti anche a ridosso della lame (quelli che una volta erano fiumi) si realizzano abusivamente recinzioni murari nelle campagne che ovviamente ostacolano il deflusso delle acque piovane; fogne inadeguate, sottopassaggi che si allagano all’improvviso e tanto altro.
Molto probabilmente il PAI andrebbe aggiornato nell’ottica di un’azione preventiva sul territorio. Se ogni comune provvedesse anziché affidare tutto al coordinamento regionale si farebbe tutto in tempi breve.
Ecco che il geologo avrebbe una rilevanza strategica non indifferenze, in ogni comune.