La sanità pubblica brindisina è davvero al collasso, con la chiusura imminente di servizi e reparti strategici.
Gli accorpamenti per ottimizzare le risorse, un tema dibattuto insieme al Piano dell'emergenza estiva, che entrerà in vigore l'1 luglio, sembrano essere inefficaci. Questa questione è stata al centro di un vertice svoltosi il 28 giugno tra i direttori generali delle Aziende Sanitarie Locali (Asl), l'assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese, e il capo del Dipartimento Salute, Vito Montanaro.
Le criticità degli ospedali della provincia di Brindisi sono ben note da tempo e sono state esposte durante l'incontro a Bari dal commissario della Asl, Giovanni Gorgoni. Secondo il manager, la situazione è così critica da richiedere misure estreme. Ecco quali sono le proposte. All'ospedale Perrino di Brindisi dovrebbe chiudere l'Unità di terapia intensiva neonatale (Utin) a causa della carenza di medici. Gli attuali medici in servizio, che finora sono stati supportati da colleghi provenienti dal Policlinico di Bari in base a una controversa e costosa convenzione, sembrano non essere più disposti a coprire gli turni aggiuntivi per colmare le lacune del personale.
Ancora più preoccupante è la situazione dell'ospedale Camberlingo di Francavilla Fontana, dove il reparto di Radiologia rischia la chiusura, sempre a causa della carenza di specialisti. Due radiologi del Perrino, che finora hanno fornito supporto ai colleghi di Francavilla, stanno infatti per lasciare Brindisi in quanto hanno vinto un concorso in altre Asl pugliesi. Al Camberlingo, dopo la già avvenuta chiusura del reparto di Ginecologia, sembra che seguirà la chiusura del reparto di Pediatria. Rimarrà solo un'attività chirurgica limitata, ritenuta necessaria per evitare sovraccarichi e difficoltà al reparto di Chirurgia del Perrino.
Sono in programma anche la chiusura dei tre punti di primo intervento di Cisternino, Ceglie Messapica e San Pietro Vernotico, poiché è necessario disporre di medici per rinforzare il personale del servizio di emergenza 118.
Le Asl più grandi sottraggono medici alla piccola Asl di Brindisi bandendo concorsi usati per eludere i divieti di mobilità. In questo modo, cioè, i concorrenti si avvicinano a casa loro». Secondo Fabiano Amati, infine, la via d’uscita potrebbe essere l’Azienda Zero, vale a dire un unico organismo regionale in grado di governare, con una gestione centralizzata, la distribuzione del personale, seguendo criteri oggettivi e inattaccabili che tengano conto delle reali esigenze e dei fabbisogni dei territori.