BRINDISI – L'organo periferico del Ministero della Cultura ha manifestato una posizione fortemente critica riguardo allo strumento pianificatorio proposto dall'ente portuale per promuovere lo sviluppo infrastrutturale del porto. Secondo il parere della Soprintendenza, l'approccio alla pianificazione sembrerebbe orientato verso una graduale riduzione della superficie d'acqua, con conseguenze radicali sulla struttura storica del bacino portuale e alterazioni irreversibili del rapporto tra i monumenti e l'area portuale, nonché con gli elementi naturalistici.
Se le argomentazioni della Soprintendenza venissero considerate, coloro che subirebbero le conseguenze maggiori sarebbero in primis gli investitori privati nel settore cantieristico navale. Nel Piano di Recupero e Valorizzazione (Prp), è prevista una potenziamento dell'area a sud-ovest del porticciolo turistico (già sede di cantieri navali) mediante la creazione di strutture a mare per estendere le attività alle navi di dimensioni superiori a quelle attuali.
Questo progetto, tuttavia, viene considerato dalla Soprintendenza come fonte di "forte criticità", dato che l'area si trova a soli 350 metri dal Forte a Mare.
Invece di un potenziamento della zona cantieristica, la Soprintendenza propone la delocalizzazione dei cantieri per consentire una migliore valorizzazione del Forte a Mare. Inoltre, la realizzazione di un terminal crociere alla base della diga di Punta Riso viene vista come problematica, poiché la presenza frequente di navi da crociera potrebbe generare un moto ondoso con potenziali effetti negativi sul complesso monumentale, e un'eccessiva concentrazione di flussi turistici potrebbe impattare sull'attività di gestione e valorizzazione del Forte.
La Soprintendenza esprime preoccupazione anche per l'ampio banchinamento attorno al promontorio di Punta delle Terrare, il più antico insediamento documentato a Brindisi. L'implementazione delle infrastrutture portuali trasformerebbe l'area archeologica in uno spazio a servizio delle attività portuali, causando un grave danno alla valenza culturale e paesaggistica del bene.
Infine, la Soprintendenza considera "fortissima criticità" l'ampliamento delle superfici a terra previsto a Capo Bianco, poiché ciò comporterebbe una considerevole diminuzione della superficie d'acqua.