Da oggi, 2 ottobre, villa Padre Angelo Quero – la struttura ubicata su via Mesagne e confiscata alla criminalità organizzata, quindi restituita a nuova vita con l’«intervento di ristrutturazione e recupero funzionale da destinare a centro aperto polivalente per minori» – avrà il volto dei ragazzi di San Vito dei Normanni di una fascia d’età compresa fra i 6 ed i 14 anni, che li svolgeranno attività didattiche e laboratoriali, tese a prevenire forme di disadattamento giovanile e dispersione scolastica, secondo un progetto curato dalla Cooperativa sociale “Amici di Leonardo”.
Ieri pomeriggio, intanto, con un folto pubblico presente e con i parenti di padre Angelo appositamente giunti da Mottola, è stata inaugurata la Villa con l’intervento delle massime autorità civili, militari e religiose del territorio provinciale, le quali, con un loro gesto collettivo, hanno svelato la targa che ricorderà, attraverso una persona, il riscatto di una comunità.
Il 1° ottobre è una data simbolo, intanto, perché proprio in quel giorno del 1997 padre Quero si accomiatava da San Vito dopo 15 anni di impegno non solo pastorale, ma anche civile. Il sindaco Silvana Errico ha ricordato quel giorno e le parole di padre Angelo in risposta agli indirizzi di saluto del sindaco Trizza, quindi ha proseguito: «Stasera festeggiamo ancora una volta la legalità: siamo in un posto speciale, una villa confiscata al crimine, restituita alla città e dedicata ai ragazzi. È un centro polivalente per minori e siamo felicissimi di avere qui, questa sera, i rappresentanti alti della legalità nel procuratore De Donno, nel sostituto procuratore Montinaro, nel Prefetto, nel Questore, nel Comandante provinciale dei Carabinieri, nel Comandante della Guardia di finanza e di tutti coloro che ci proteggono. Questa villa – ha proseguito – diventi la casa della legalità, con la volontà di tutti: dell’intera comunità, delle scuole e delle parrocchie e di tutte le agenzie educative, che concorrono al benessere dei nostri giovani».
Così si è espresso il questore di Brindisi, Giampietro Lionetti, facendo i complimenti: «Questa è la dimostrazione della squadra-Stato che vince, soprattutto alle autonomie locali perché si impegnano nella sicurezza e nella legalità». Ed a concludere gli indirizzi di saluto è stato proprio il prefetto del Capoluogo adriatico, Luigi Carnevale, che ha ricordato i terribili inizi degli anni 90, essendo stato testimone diretto da funzionario di Polizia nel Brindisino. «Sono momenti che ci piacciono – ha osservato -, perché al di là del ruolo, che ognuno di noi riveste, è importante ciò che si trasmette alla comunità, ai cittadini ed alle cittadine, che hanno vissuto momenti difficili perché hanno dovuto contrastate l’arroganza, la violenza della criminalità, ma hanno saputo reagire, perché in questo Comune è nata una delle prime associazioni antiracket. E oggi – ha ripreso il prefetto – inauguriamo questo bene che è stato restituito alla collettività e lo intitoliamo ad una persona, che in quegli anni è stata una luce, una guida, dando coraggio al resto dei cittadini. Padre Angelo è una figura moderna di religioso – ha osservato – che ha saputo uscire fuori dal suo territorio naturale, sapendo che la Chiesa doveva fare un passo in più e con la testimonianza essere vicina a di sostegno ai cittadini. Oggi – ha concluso Carnevale – perpetuiamo un ricordo che come vediamo è ben radicato».
Agli indirizzi di saluto, moderati dal giornalista Raffaele Romano, hanno fatto seguito gli interventi del Procuratore della Repubblica di Brindisi, Antonio De Donno, e del Sostituto Procuratore della Repubblica, Pierpaolo Montinaro. Entrambi hanno assicurato impegno nel prosieguo del cammino del Centro inaugurato questa sera, con il dott. De Donno, che si è soffermato a far riflettere sull’attività della Procura sul fronte della criminalità organizzata e sulla funzione che ha la legislazione nel colpire il crimine soprattutto sotto l’aspetto economico. «Anche se sono nel primo giorno di pensione e vengo da libero cittadino, dico che non è tanto importante confiscare un bene alla mafia, quanto riutilizzarlo per fini sociali. Questa restituzione del valore attivo del bene alla collettività, è il vero significato da attribuire a queste azioni. Limitarsi a confiscare e vedere i beni abbandonati a sé stessi non ha molto valore».
Sulla tutela delle persone fragili e dei minori, sulla celebrità dell’azione nell’affrontare le questioni denunciate, sulla maggiore consapevolezza della donna in famiglia e nella società ha svolto il suo intervento il sostituto procuratore Montinaro, dichiarando la disponibilità a nuovi incontri sui temi affrontati, ma chiara e forte una raccomandazione l’ha fatta: «Consolidare ed agevolare l’azione delle principali agenzie educative, perché il crimine è sempre dietro l’angolo».