Dopo un lungo dibattito, la giunta regionale pugliese ha approvato un disegno di legge per la localizzazione di nuovi impianti di energia rinnovabile, con una potenza di 7,4 gigawatt prevista entro il 2030.
Questo sblocco è stato possibile grazie a un decreto statale approvato a luglio, che ha dato alle Regioni autonomia nell’individuare le aree idonee per le installazioni, evitando così uno sviluppo incontrollato. La Puglia, già leader nazionale nelle rinnovabili, dovrà rispettare il piano paesistico (Pptr), che vieta impianti in zone protette come boschi, corsi d’acqua e oasi naturali, consentendo invece il fotovoltaico solo sui tetti di edifici e l’agrovoltaico.
Il disegno di legge è stato oggetto di discussioni tra gli assessorati allo Sviluppo economico, favorevole a un approccio più flessibile, e all’Ambiente, che ha insistito per maggiori restrizioni per tutelare il paesaggio. La mediazione raggiunta consentirà l’installazione di impianti in cave abbandonate, terreni in disuso e suoli dove già esistono impianti, a patto che non si aumenti oltre il 20% l’occupazione del suolo. Inoltre, sono previste corsie preferenziali per favorire la decarbonizzazione dell’ex Ilva e l’introduzione dell’idrogeno come nuova fonte energetica.
Il testo, composto da 12 articoli, ora passa alle Commissioni consiliari, dove verranno ascoltati i pareri degli ambientalisti e delle altre parti interessate. L’obiettivo è approvare la legge entro dicembre, termine imposto dal decreto statale. In caso contrario, la Puglia rischierebbe di applicare le normative nazionali, che potrebbero causare uno sviluppo selvaggio e danni significativi al territorio.