Questa volta a lanciare l’appello alle istituzioni competenti in materia, Unione Europea e Regione Puglia, è Mario Monopoli presidente distrettuale della commissione all'ambiente del Rotary
ROTARY CLUB «Serve un piano di recupero che interessi direttamente le zone dichiarate ormai infette a causa della xylella dalle autorità competenti. Non si può lasciar morire un territorio così vasto, che coinvolge le province di Brindisi e Lecce, senza interrogarci su quelle che possono essere le prospettive future».
Questa volta a lanciare l’appello alle istituzioni competenti in materia, Unione Europea e Regione Puglia, è Mario Monopoli presidente distrettuale della commissione all’ambiente del Rotary club international – distretto 2120 (che comprende 52 circoli rotary tra Puglia e Basilicata).
«Il rischio concreto è che nel dibattito che accompagna, quasi quotidianamente questo tema – aggiunge Monopoli – si trascuri l’aspetto paesaggistico, storico e culturale legato alle piante millenarie, che caratterizzano questa ampia fascia adriatica che da Carovigno giunge fino a Polignano a Mare». Già lo scorso anno, in occasione di un convegno organizzato dal distretto “Trulli Mare del Rotaty Club”, venne evidenziata dai componenti del Rotary la necessità che ci si occupasse dell’aspetto paesaggistico legato fenomeno, che sta segnando il destino di tante piante millenarie. «Devo registrare – riferisce Monopoli – che quell’appello è caduto nel vuoto, visto che l’attenzione è rivolta (come è giusto che sia) solo a salvare le piante; ma ciò evidentemente non basta».
A questo si aggiunge che l’olivicoltura è un elemento caratterizzante in diversi ambiti anche nell’entroterra tra l’Alto Salento e la Valle D’Itria. «È necessario iniziare a valutare tra i vari tentativi per come affrontare il problema, la realizzazione di un piano per la conservazione e salvaguardia del paesaggio e delle piante infette non più produttive. Altrimenti – aggiunge – dei monumenti alla natura che ancora abbiamo, rimarranno solo le foto». Troppe le incognite sul futuro su come preservare questo patrimonio.
«Mi riferiscono che nel territorio Carovigno e in alcune aree interne tra San Vito dei Normanni, Ceglie Messapica, Villa Castelli, San Michele Salentino e tra un pò si inizierà a vedere questo scenario anche ad Ostuni, con le piante infette che vengono completamente abbandonate e lasciate al proprio destino, nell’incuria o nell’eradicazione.
I produttori – spiega il rappresentante del Rotary – non hanno più fiducia in nessuno: la scienza al momento nonostante i tanti sforzi non sta dando risposte; le istituzioni litigano sulle responsabilità passate; i finanziamenti tardano ad arrivare». Da qui i timori che crescono e che coinvolgono operatori economici e le singole comunità. «Di fronte a questo scenario arrendersi vorrebbe dire dichiarare la morte di tante imprese che vivono di questo patrimonio naturale, storico, paesaggistico. E non possiamo – conclude Mario Monopoli – certo permettere che tutto ciò avvenga. Ed è per questo l’appello a ripartire dal basso offrendo una nuova speranza anche alle zone dichiarate infette, sostenendo concretamente i proprietari di quello che potrebbero diventare un museo a cielo aperto».