I pubblici ministeri del Tribunale di Brindisi, Antonio Negro e Giuseppe De Nozza, hanno richiesto il rinvio a giudizio per sette persone coinvolte in una vicenda che intreccia gravi irregolarità nella produzione aerospaziale e reati ambientali.
Le indagini riguardano due aziende locali, la Processi Speciali e la Manufacturing Process Specification, e i loro dirigenti e dipendenti: Vincenzo Ingrosso (77 anni) e i suoi tre figli Antonio (52 anni), Alberto (37 anni) e Alessandro (47 anni), oltre a Domenico Salamino (45 anni), Salvatore D’Isanto (42 anni) e Sirio Virgilio Zecchini (37 anni).
Le aziende avrebbero fornito a Leonardo e Boeing materiali non conformi alle specifiche richieste, utilizzando titanio e alluminio di qualità inferiore per abbattere i costi. La qualità e la sicurezza delle sezioni 44 e 46 del Boeing 787 Dreamliner sarebbero state compromesse, con oltre 6.000 componenti sequestrati, di cui almeno 4.829 in titanio difettoso e oltre 1.000 in alluminio non idoneo. L’uso di questi materiali avrebbe ridotto la resistenza strutturale degli aeromobili, costringendo Boeing a eseguire interventi di manutenzione straordinaria.
Parallelamente, le indagini della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza hanno rivelato una gestione illegale dei rifiuti industriali. Le due società avrebbero smaltito rifiuti speciali pericolosi nei terreni della zona industriale di Brindisi, causando contaminazioni fino a tre metri di profondità e inquinando le falde acquifere con sostanze tossiche come cromo e arsenico. Sono state sequestrate 35 cisterne contenenti rifiuti tossici, mentre altre 12 sarebbero state svuotate illegalmente, aggravando il rischio ambientale.
I reati contestati includono associazione a delinquere, attentato alla sicurezza dei trasporti, frode in commercio e inquinamento ambientale. Boeing, in quanto parte lesa, ha collaborato con le autorità italiane insieme al Dipartimento di Giustizia americano e all’FBI.
L’udienza preliminare è fissata per il 13 marzo presso il tribunale di Brindisi, con il giudice Simone Orazio chiamato a decidere sul processo.