Per mesi, una vecchia Opel Astra station wagon abbandonata in una strada periferica di Tuturano era diventata il riparo di un uomo di circa sessant’anni, un senzatetto del posto che, dopo aver perso la casa, si era rifugiato lì, accanto al muro di una scuola media. Quella vettura non era sua, ma lo aveva accolto nelle notti fredde, protetto dalla pioggia e dall’indifferenza. Oggi è solo una carcassa annerita: nella notte tra martedì e mercoledì è stata distrutta da un incendio di natura dolosa.
Chi vive nel quartiere lo aveva notato: arrivava sempre verso sera, sistemava coperte e cartoni, si chiudeva nell’abitacolo e cercava di dormire. Di giorno si allontanava, chiedendo aiuto per ottenere un alloggio o qualche lavoretto nei campi. Aveva lavorato saltuariamente come bracciante, e a volte riceveva un pasto caldo da qualche residente, ma la sua condizione restava invisibile ai più.
Da quanto si apprende, l’uomo aveva vissuto inizialmente in quell’auto con la sua famiglia, poi era rimasto solo. Dopo Pasqua, aveva lasciato quel rifugio precario, ma alcuni suoi oggetti personali erano ancora all’interno della vettura. Oggetti che sono andati completamente distrutti quando le fiamme hanno avvolto l’auto, poco dopo l’una di notte. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e la polizia. L’auto è stata rimossa e trasferita in un deposito giudiziario a San Pietro Vernotico.
Proprio nelle ultime ore, l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Brindisi, Ercole Saponaro, ha reso noto che era stata trovata per lui una sistemazione presso Casa Betania, una struttura di accoglienza gestita da volontari. Ma l’uomo non si trova. È irreperibile da giorni, e ora alla preoccupazione per la distruzione del suo unico rifugio si aggiunge l’ansia per il suo destino.
Le chiamate dell’assessore sono rimaste senza risposta. Chi lo ha incrociato in passato spera che stia bene, che sia al sicuro da qualche parte. Ma la paura è che a bruciare, insieme a quell’auto, sia stato anche un fragile equilibrio già appeso a un filo.
Questa vicenda, che passa quasi sotto silenzio, racconta in realtà molto più di ciò che appare: parla di solitudini ignorate, di povertà che si nasconde in pieno giorno e del bisogno urgente di non lasciare nessuno indietro.