venerdì 17 aprile 2009

Riaperto dopo due anni il Museo Provinciale Archeologico Ribezzo

Si è svolta  la presentazione in anteprima per la stampa del Museo Provinciale Archeologico Ribezzo (MAPRI) di Brindisi, riaperto dopo due anni di lavori di ristrutturazione e musealizzazione. All’incontro erano presenti, tra gli altri, il presidente della Provincia di Brindisi Michele Errico, l’assessore provinciale al Museo Giampietro Rollo, la direttrice del Museo Angela Marinazzo, il direttore generale per i Beni Culturali della Puglia Ruggero Martines e il soprintendente per i Beni Archeologici della Puglia Giuseppe Adreassi.


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“E’ un percorso fatto di storia, di oggetti e di uomini – ha dichiarato il presidente Errico - che abbiamo voluto comporre come un diario scritto nel tempo. Un diario che serve a dare una memoria di ciò che è stato il passato della nostra città e della nostra provincia per proiettarci nel futuro. Una grande opera che vuole dare alla città di Brindisi una ricerca di un’identità che serva come fondamento per gli avvenimenti futuri”


I lavori, iniziati nel gennaio del 2007, sono stati finanziati dall’Accordo di Programma Quadro “Sistema dei Musei” della Regione Puglia per un importo di 1.846.714 euro (di cui 391.134 euro messi a disposizione dalla Provincia di Brindisi) più un ulteriore milione di euro proveniente dal PIS 12 “Normanno Svevo”.


Domenica 19 aprile, alle ore 17.30 ci sarà la cerimonia di apertura al pubblico del Museo, mentre alle ore 20.00, presso il Nuovo Teatro Verdi, ci sarà la proiezione di “Filia Solis” per la regia di Edoardo Winspeare cui seguirà, alle ore 21.00, il concerto dell’Ensemble da Camera dell’Accademia del Teatro alla Scala. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi al numero 0831.229230. Per chi, invece, ha ricevuto l’invito è necessario confermare la prenotazione.


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La sistemazione  museale comprende reperti che dall’età preistorica giungono fino al tarda età romana. La complessità dei contenuti da comunicare e dei percorsi da seguire ha suggerito la realizzazione di strumenti visivi a supporto dei materiali esposti. Lungo il percorso museale si incontrano pannelli caratterizzati dalla presenza di testi e supporti grafici tali da consentire la comprensione del contesto storico dei reperti esposti, in un racconto continuo scenograficamente comunicativo.


Il percorso di visita prende avvio nel porticato dove sono collocati scenograficamente materiali archeologici eterogenei: una serie di ceppi d’ancora in piombo, sculture, stele onorarie municipali, sarcofagi e  vari elementi architettonici dei quali è nota la provenienza, ma non il contesto. Di grande interesse sono i due capitelli figurati, testimonianze superstiti della abbazia benedettina di Sant’Andrea (sec. XI), ubicata all’ingresso del porto esterno di Brindisi, sulle cui rovine Alfonso I d’Aragona fece costruire il Castello.


Al piano terra inizia l’esposizione con la Sezione Antiquaria dedicata alle “ Collezioni “. La presentazione dei reperti, in questo settore procede per classi di materiali: ceramica, manufatti in bronzo, terracotte votive e architettoniche, vetri, lucerne, monete. Ogni opera ha un messaggio da comunicare; l’ausilio  dei pannelli  didattici, con informazioni sulle forme ceramiche, sull’uso e destinazione dei vari reperti, aiuta a meglio comprenderli.


Notevole è la collezione di ceramica che comprende  vasi attici, vasi italioti, trozzelle vasi sovradipinti policromi, con esemplari  realizzati a partire dal  VI fino al III sec. a. C. I vasi sono caratterizzati da sovradipinture in bianco, giallo e rosso su fondo a vernice nera. Lungo il percorso si segnalano  manufatti in metallo -  fibule, statuine, lucerne e lamine miniaturistiche con iscrizioni -  vetri, monete  e una ricca documentazione coroplastica: matrici, rilievi fittili, arule, antefisse, oscilla, dischi, terracotte votive stilisticamente inquadrabili fra la fine del VII e l’età ellenistica. Ricca è la raccolta di monete databili dall’età classica a quella medievale.


L’esposizione prosegue al piano sotterraneo dove è ospitata la Sezione epigrafica e statuaria che ha conservato inalterato l’allestimento della  metà del Novecento. La collezione  epigrafica comprende  iscrizioni greche, latine e alcune epigrafi ebraiche. Ricca e significativa è la documentazione epigrafica in lingua latina che illustra il tessuto sociale, economico, culturale, nonché politico – amministrativo del municipio brindisino.


Al centro della sala che ospita il lapidario, sono esposte le sculture di età romana, provenienti dalla città. Sono presenti statue decorative di età repubblicana, statue iconiche e ritratti maschili e femminili di età  imperiale. Si tratta per lo più di sculture funerarie e decorative pertinenti a monumenti pubblici e privati.


Ma il Museo, accanto alla tradizione collezionistica dell’Ottocento e dei primi del Novecento, ha recepito anche uno straordinario afflusso  di materiali archeologici provenienti da scavi.
Pertanto, il percorso museale, attraverso uno scalone, prosegue al primo piano in cui sono collocate due sezioni dedicate rispettivamente alla Preistoria e alla Messapia.


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La sezione dedicata alla preistoria raccoglie i risultati di varie campagne di scavo effettuate nella provincia di Brindisi. I reperti  esposti,distribuiti  a proporre aspetti diversi della vita  e delle attività  del territorio brindisino, sono facilitati nella lettura, dal riferimento al contesto storico- topografico riportato su pannelli  che accolgono notizie relative ai vari ritrovamenti avvenuti in provincia di Brindisi. L’ingresso alla sezione messapica è scandito dalla presenza di una grande trozzella di destinazione funeraria.


L’itinerario di visita si sviluppa lungo un  articolato percorso   in cui le pareti sono trasformate in un racconto continuo che accompagna il visitatore alla scoperta dei Messapi, popolazione di antiche e nobili origini che abitò la penisola salentina a partire  dall’ VIII sec. a. C. Le fonti letterarie, ma soprattutto le evidenze archeologiche ed epigrafiche  documentano la presenza nel brindisino di numerosi insediamenti messapici, ubicati sia nell’entroterra, che lungo la costa: Egnazia, Carovigno, Ceglie, Oria, Francavilla Fontana, Mesagne, Latiano,  S.Vito dei Normanni, Valesio.
All’interno di  ampie vetrine sono esposti corredi tombali acquisiti attraverso scavi, donazioni, sequestri.


Il percorso espositivo continua al piano superiore che ospita in quattro sale la sezione dedicata a Brindisi in età romana, suddivisa in area urbana  e in area necropolare. Nelle prime tre  sale sono raccolte le testimonianze della città romana: capitelli, sculture, epigrafi, mosaici, monete provenienti in gran parte da edifici pubblici e privati. L’ingresso alla sezione romana  è segnato  da due  capitelli  di ordine corinzio figurato rinvenuti in piazza  Duomo e facenti parte di un sacello dedicato a Dioniso.


Nella stessa sala sono esposti i materiali rinvenuti nel corso di scavi effettuati nel 1986  a Brindisi  in via Santa Chiara, in prossimità del porto; trattasi di reperti che  attestano la preminenza delle attività portuali nei rapporti commerciali con l’Oriente.
Se l’area del porto si identificava con i commerci, il centro politico della città romana si identificava con  il foro,  ricco di arredi scultorei, confluiti poi nel Museo.


Una passerella che riproduce graficamente un importante tracciato stradale, identificabile, con il percorso urbano della via Appia, conduce  idealmente il visitatore dal foro all’area delle domus, da identificare, presumibilmente, sulla scorta  dell’attuale documentazione archeologica, con l’insula di San Pietro degli Schiavoni.


Lungo il percorso sono esposti pavimenti a mosaico, stucchi  e intonaci dipinti ma anche  elementi di arredo domestico:  oscilla, grandi dischi marmorei e fittili, elementi tubolari in osso che servivano da cerniere per armadi lignei, nonché chiavi in bronzo e in ferro, di porte, ma anche di  scrigni  “… nulla è più misterioso di una chiave antica di cui non si conosce ciò che abbia racchiuso…”


Il passaggio dall’abitato alla necropoli è scandito dalla raccolta di monete rinvenute sia in contesti funerari, che in prossimità di quartieri  abitativi e di aree   monumentali e termali.
Numerosi sono gli esemplari della zecca di Brundisium databili tra la fine del III e il II sec. a. C.
Una serie  di pannelli esplicativi  e un grande plastico  ricostruttivo della necropoli  di Cappuccini, introducono il visitatore al regno dei morti ed ai suoi rituali funerari.  E’ possibile  avere una idea della vita quotidiana, grazie anche agli  oggetti che si sceglieva  di porre sulla tomba: vasi   per derrate alimentari , vasi da banchetto , fibule, monili, cinturoni  in bronzo,  contenitori da toelette    oggetti oggi  riproposti in ampie vetrine.


Il percorso espositivo ha termine con la sezione dedicata alla archeologia subacquea e ai Bronzi di Punta del Serrone.


E’ senza  dubbio un itinerario suggestivo quello che si snoda attraverso quattro sale del Museo. Con la guida  di vasellame, di sculture, di anfore, di ceppi d’ancora in piombo,  di ancore in pietra si ripercorrono le vicende  storiche  che hanno visto impegnati il porto di Brindisi  e gli approdi  minori a Savelletri, a Giancola, cercando di coglierne,  attraverso un ricco apparato didattico, le connessioni che la civiltà pugliese, nella fattispecie brindisina,  ha intessuto con il mondo balcanico, la Grecia e l’Egeo orientale.


Lungo l’itinerario non mancano “effetti sorpresa”: un grande acquario marino che ripropone uno spaccato di fondale brindisino e la ricostruzione in scala di una prua di nave onoraria con anfore in situ.


Brindisi, 16/04/09


 

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