Brindisi – Dopo cinque anni di fuga e false identità, si è conclusa la latitanza di un cittadino albanese di 44 anni, arrestato il 1° settembre al porto di Brindisi dalla Polizia di Frontiera. L’uomo era destinatario di un ordine di esecuzione pena emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Perugia, per reati commessi tra il 2011 e il 2017 in diverse località italiane.
Le accuse a suo carico comprendono porto abusivo di armi, furto aggravato e violazioni della normativa sugli stupefacenti. I fatti si erano verificati a Irsinia, Gravina di Puglia e Sant’Elpidio a Mare. Dal 2020, il soggetto risultava ufficialmente ricercato: per eludere i controlli aveva utilizzato documenti falsi e cambiato più volte identità.
Il suo arresto è avvenuto durante i controlli sui passeggeri della nave European Star, proveniente da Valona, in Albania. Grazie a un controllo incrociato tra i documenti esibiti e le banche dati nazionali e internazionali, è stato possibile identificarlo con certezza.
L’operazione è il frutto di un’indagine lunga e meticolosa, condotta dall’Ufficio S.D.I. della Procura Generale di Perugia in collaborazione con le forze di polizia e gli organismi di cooperazione giudiziaria internazionale. Le autorità hanno utilizzato dati biometrici, segnalazioni Interpol e tracciamenti digitali per monitorare i movimenti del latitante in vari Paesi europei.
Le indagini hanno rivelato una rete di spostamenti tra i Paesi Bassi e il Regno Unito, con soggiorni in quartieri periferici di Amsterdam e Londra. Durante la latitanza, l’uomo aveva anche mantenuto contatti con un cittadino italiano residente in Germania, anch’egli con precedenti penali.
Un elemento decisivo è emerso dall’analisi delle tracce online, che hanno permesso di localizzare l’ultima permanenza del ricercato a Valona. Da lì aveva organizzato il viaggio verso l’Italia, ignaro che le autorità fossero pronte a intercettarlo.
Al momento dello sbarco, il dispositivo di controllo ha confermato la sua identità. L’uomo è stato arrestato e trasferito nella casa circondariale di Brindisi, dove dovrà scontare una pena residua di 3 anni e 10 mesi di reclusione.
Le autorità italiane sottolineano che l’operazione rappresenta un esempio concreto dell’efficacia della cooperazione giudiziaria internazionale e della capacità investigativa delle forze dell’ordine nel contrasto alla criminalità transnazionale.
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