MILANO - Il palazzo Granafei Nervegna apparteneva a Nicolò Granafei, il quale a sua volta lo acquistò da Donato Ferrante. La famiglia Granafei intorno al XIII secolo si trasferì a Mesagne e vendette il Palazzo ai fratelli Nervegna. Ha un prospetto rinascimentale con influenze barocche evidenti negli elementi dei balconi in pietra. E’ diviso in tre ordini dalle cornici marcapiano sul quale spiccano quattro brevi parole in latino “la donna sapiente edifica la sua casa; la stolta distrugge con le proprie mani la costruita; a che giova allo stolto aver ricchezze se non può comperare la saggezza?”, chi risponde prima d’aver ascoltato si mostra sciocco e degno di biasimo, e non amare il sonno per non immiserire”.
Sulla facciata principale emergono affascinanti decorazioni e finestre tutte diverse tra loro, il portale racchiude in una cornice l’arma araldica del casato sorretta da due angeli. Altri due stemmi sono visibili sulle mensole dei balconi laterali. Il 19 settembre del 1030 venne acquistato dal Comune ed utilizzato come Palazzo di Giustizia sino al 1976. Ma si dimostrò col passar del tempo e la crescita della popolazione, insufficiente ad ospitare nuove aule di udienza e di uffici, quindi fu dichiarato inadeguato e fu abbandonato per essere poi restaurato ed aperto al pubblico, la notte del primo gennaio 2008.
L’ edificio, è stato destinato alla cultura, infatti la sala principale a piano terra è stata trasformata nella sala “della Colonna “, ed ospita definitivamente alcuni componenti della colonna romana, quali il capitello, il pulvio e l’ultimo rocchio. In alcuni locali e nella parte esterna sono stati ritrovati resti di pavimentazione una domus del periodo imperiale II secolo d.C e a tutt’oggi seguono gli scavi. La restante parte del Palazzo è stato aperto il 29 marzo 2008, in quella occasione fu esposta la mostra antologica di Marcello Avenali. Il Palazzo ospiterà l’ Università del Salento e, nel piano superiore vi sono gli uffici di rappresentanza del Sindaco e dell’ Amministrazione Comunale.
Brindisi ha avuto tre teatri comunali, il primo, intitolato a Marco Pacuvio, era sito in via Ferrante Fornari e funzionò per ben 19 anni. Non vi rappresentarono mai opere liriche per le piccole dimensioni del palcoscenico, ma spettacoli di altro genere. Nel 1887 il teatro fu dichiarato inagibile perché aveva una sola uscita, rischio enorme in caso di incendio. Pertanto fu chiuso ed in seguito demolito.
Il secondo, intitolato a Giuseppe Verdi, con l’intento di intrattenere i forestieri viaggiatori che all’ epoca utilizzavano “la Valigia delle Indie”, fu inaugurato nel 1903 e cessò di funzionare nel 1956. Inizialmente l’ intenzione era quella di intitolarlo a Dante, perché gli affreschi della cupola rappresentavano episodi della Divina Commedia, ma prevalse l’opinione di un giornalista brindisino intitolandolo a Giuseppe Verdi. Il primo spettacolo fu un concerto di musica di Verdi. Seguirono comizi, conferenze persino uno spettacolo cinematografico.
Fu danneggiato durante le guerre pertanto l’ ingegnere D’Alonzo propose di demolirlo per ricostruirlo in un altro luogo. Il terzo ,costruito negli ultimi quaranta anni circa, si decise di costruirlo nell’ antico quartiere di San Pietro degli Schiavoni. La demolizione delle vecchie case,che dovevano ospitare il nuovo teatro, riportò alla luce una parte importante della Brindisi romana e addirittura ad una profondità maggiore sono emerse tracce di una Brindisi prima dell’epoca romana.
TEATRO NUOVO - Il teatro nuovo è stato denominato “ Teatro Verdi”, ed è stato progettato dallo arch. Nespega e dall’ ing. Siniscalco. Fu realizzato negli anni 70. La sua inaugurazione risale al 20 Dicembre 2006, in quella occasione fu presentato un concerto diretto dal Maestro Muti. La sua costruzione è moderna ha una struttura in acciaio rivestita da un leggero involucro di lamiere in doghe verticali. All’ interno ha una sala a forma regolare che ospita 738 posti a sedere. Lungo il fondo della sala vi sono le due gallerie che possono ospitare:351 spettatori la prima, la seconda 83, la terza 1172 posti a sedere. Per raggiungerle sono state ideate quattro scale e un ascensore per i disabili. Al piano rialzato c’è il bar ed un guardaroba. Il palcoscenico è uno dei più ampi d’Italia. Il suo utilizzo è multivalente: concerti, prose, danza, operette, conferenze, manifestazioni al servizio della scuola.
Bruno Virdò