4 marzo 2008. Mancano quaranta giorni alle elezioni, Lucio Dalla compie 65 anni e da tre anni Nicola Calipari è stato ucciso. Aggiungiamo oggi che mentre Roma discute Sagunto viene rasa al suolo.
Molfetta, 4 persone muoiono per lavoro. Già per lavoro. Morti per lavoro, come gli operai della Thyssen a Torino e come tanti altri in ogni parte d’Italia, ogni giorno. L’Italia è una repubblica fondata sui morti per il Lavoro. Cadono come birilli, eroi invisibili del ventunesimo secolo, fanno camminare questo Paese e fanno notizia, a volte, solo quando ci rimettono la vita. Vita lontana dal mondo luccicante e volgare degli amici di Maria de Filippi, dei reality televisivi e del sottobosco di puttane e papponi che popola i pixel dei cristalli illuminati.
Battaglie per la vita conducono alcuni moralisti dell’ultima ora, e insieme a queste pseudo battaglie sono per il più sfrenato dei liberismi, per la completa mercificazione delle persone, si interrogano questi integralisti per il voto: quando comincia la vita? Quante sono le cellule che danno diritto al peccato originale?
Mentre pensano a queste altissime questioni, non vedono che le vite cadono, che cadono per garantire anche il loro stipendio e le loro inutili domande. Morti per lavoro? No, non sono morti per lavoro.
Sono morti per amore i lavoratori di Molfetta, ognuno ha cercato di salvare il proprio compagno. Anche a costo della vita perché il lavorare insieme rende fratelli, rende compagni. E quando si è compagni non si pensa alla gerarchia, i compagni di lavoro sono solo compagni, che condividono il pane e la vita, stavolta, purtroppo, la morte.
Il Lavoro ci rende Italiani, il lavoro sia fonte di vita e di felicità, il lavoro sia per costruire futuro e non passato, per vivere e non per morire.
Tra i “comandamenti” che Montezemolo ha dettato alla politica non c’è posto per questo, spero che la mia parte politica, la mia Sinistra ne faccia ragione primaria e fondante della sua esistenza, magari non avrà successo, magari siederà meno nei salotti di velluto ma, forse, riconquisterà il mio inutile voto.
Pino De Luca (pino_de_luca@virgilio.it