Nel bene e nel male, attraverso fatti positivi ed errori, vi sono uomini, personaggi, che hanno fatto la storia politica di Brindisi. Saranno soprattutto i cittadini a giudicare, tenendo tra l’altro conto di un passato che possa, o no, servire anche per il futuro. Futuro, parola che ora più che mai serve ad una Brindisi che sta attraversando uno dei più brutti periodi della propria storia e in preda a gravi problematiche sotto il profilo della legalità, occupazionale, sociale.
Brindisisera.it è sempre disponibile al dialogo e confronto con chi può in ogni caso fornire un contributo di idee e progettualità per la rinascita definitiva della città.
“A tu per tu”, a proposito di personaggi e personalità del passato (non troppo lontano) ma anche del presente (sempre più confuso, e non solo nel panorama politico, ma sempre utile da capire ed esplorare) ospita Carmine Di Pietrangelo ex esponente dei Democratici di Sinistra, ex Vice Presidente del Consiglio Regionale, ex Consigliere Comunale, ora iscritto nuovamente al Partito Democratico, vari ruoli ricoperti, attuale Presidente dell’ associazione Left.
Insomma, uno che ne ha viste e passate tante, compreso un “ribaltone politico” con Giovanni Antonino (alcuni continuano praticamente a stampargli un “marchio”, ma in fin dei conti chiediamoci…. quanti ribaltoni abbiamo avuto in questi anni in una politica brindisina che sta sempre più perdendo regole e senso di appartenenza) e tanti cambiamenti in un partito a cui vuole dare ancora un contributo. Un Carmine Di Pietrangelo schietto, come sempre, che “non le manda a dire”.
D: Carmine Di Pietrangelo, lei si è praticamente iscritto nuovamente al Partito Democratico. Dunque, crede ancora nel Partito?.
R: “La mia reiscrizione al Pd, dopo due anni, è stata innanzitutto una reazione al tentativo messo in atto da parte di Consales e di alcuni suoi sostenitori di appropriarsi definitivamente del partito, attraverso quella che Michele Emiliano ha definito un’opa ostile. Lo facevano per utilizzare il Pd come sostegno silente e ossequioso ad un’ amministrazione chiacchierata, inconcludente, inadeguata, oltreché sfiduciata dai massimi dirigenti regionali, provinciali, cittadini. Una amministrazione che aveva disperso nel corso della sua esperienza qualsiasi connotato di sinistra e di centro sinistra. Motivi questi, tra gli altri, compresi quelli di carattere nazionale, che mi avevano allontanato dal Pd, partito che in Puglia avevo contribuito a fondare. Ho richiesto la tessera insieme a tanti altri, abbandonando indugi e persistenti perplessità, per respingere questo tentativo con l’ intento di sostenere la battaglia per l’autonomia e la credibilità di un partito che ha rischiato di perdere fisionomia, valori, anima. L’ ho fatto anche per aiutare a bonificare un partito che in città stava diventando indistinto e pieno di iscritti ignari e inconsapevoli, di solo clienti di amministratori e di consiglieri accecati dal proprio stato e insensibili ai problemi della città. Comunque anche da non iscritto ho creduto nel Pd, partito di Centro Sinistra, della cultura riformista italiana, dove la sinistra ha e deve avere un ruolo. Non credo alla trasformazione del Pd in partito della nazione, un partito piglia tutti, senza valori e senza idealità. Ho come riferimento l’art. 49 della Costituzione, i valori della sinistra, e credo ancora che c’è differenza tra destra e sinistra. Questa differenza la determina l’idea di uguaglianza e solidarietà, questioni fondamentali per la cultura della sinistra laica e per il cattolicesimo democratico”.
D: Lei, in questi ultimi mesi, è stato spesso accusato da qualcuno (anche dallo stesso ex Sindaco Mimmo Consales) di “aver lavorato e agito nell’ombra “ nel Pd. Cosa risponde?
R: “Alibi e giustificazioni utilizzati solo, per coprire proprie responsabilità, inadeguatezze, incapacità. C’è stata una polemica fastidiosa e fuorviante tra me e l’ex sindaco che purtroppo si è risolta in un atto tramautico che mi auguro Consales possa risolvere nel modo migliore possibile per lui. In quei giorni di difficoltà amministrativa e di quasi crisi, prima degli arresti, Consales era impegnato a quella che definii caccia alle streghe. La strega in quel caso ero io, definito burattinaio e uomo politico del passato, promotore di ribaltoni e causa di tutti i mali della città. Abbiamo visto come è andata a finire. E mi dispiace, perché avrei preferito un confronto politico, anche se duro, con Consales e i suoi sostenitori, possibilmente in un congresso di idee e non solo di iscritti ignari. Anche quando non sono stato iscritto al Pd ho sempre preso le distanze in maniera trasparente e leale dall’amministrazione Consales e da alcune scelte come quella sull’ urbanistica, sulla costa, sui rifiuti, sulla mobilità e la gestione delle Partecipate. Se mai all’ ombra hanno agito molti di coloro che avevano contribuito a candidare Consales, a sostenerlo e ad utilizzarlo. Le mie battaglie sono abituato a farle sempre a viso aperto. Non ci sarebbe stato motivo per agire nell’ombra. Da tempo ho detto che non sono interessato alla politica attiva ma che sono fortemente impegnato, anche sulla base dei miei errori, a ricostruire una cultura di sinistra e di farla vivere nel Pd “.
D: Ma secondo lei, gli iscritti, simpatizzanti ed elettori, credono ancora nel Partito Democratico a Brindisi? Bastano, ad esempio, le parole dell’attuale Commissaria cittadina Antonica che fa riferimento “alla reale esigenza di dare una svolta, e con uomini e scenari nuovi “ ?.
R: “Chi si riconosce nel Pd, nei suoi valori, nelle sue iniziali ambizioni, è messo oggi a dura prova. A Brindisi, non solo per le vicende giudiziarie presenti e passate, è necessario uno scossone profondo e doloroso se si vuole recuperare credibilità e ricostruire un senso alto della politica. Più che le parole della Commissaria Antonica, non mi convincono i comportamenti, la doppiezza, il suo modo di fare. Invece di unire nel rigore e in una linea chiara di Centro Sinistra, mi sembra che vada alla ricerca di scorciatoie pericolose che non hanno aiutato una riflessione sulla città e il suo bisogno di cambiamento. Sembra che più che ascoltare la città abbia preferito intrupparsi nelle pastoie e nel pettegolezzo di un ceto politico consunto che cerca di rimuovere le proprie responsabilità da quanto accaduto in questi anni. Anche da commissario di un partito umiliato, diviso, si lavora per unire e per utilizzare ogni energi sana e disinteressata. Uomini e scenari nuovi devono essere espressione di un progetto politico, programmatico e amministrativo chiaro, definito e certamente nuovo. Io aggiungerei innovativo”.
D: Risponda sinceramente. Quanto converrebbe, tra le varie ipotesi verso le ormai prossime elezioni comunali, al Partito Democratico rituffarsi in un’alleanza - laboratorio con i centristi? Lei, se non sbaglio, è stato uno dei contrari più tenaci al Laboratorio politico durante il mandato Consales.
R: “Il termine Laboratorio è abusato e non contribuisce a chiarire un bel niente. Innanzitutto nei laboratori si sperimentano processi o prodotti. Se funzionano, si passa dalla sperimentazione alla fase industriale, produttiva. La funzione del laboratorio in politica può essere dettata da emergenze o per provare possibili alleanze. Se il laboratorio politico produce effetti positivi allora non è più laboratorio ma alleanza politica. Continuare a parlare di laboratorio per nascondere alleanze innaturali o indicibili è , per chi lo vuole, ipocrisia, per chi lo attacca o lo demonizza, un alibi, buono solo per una propaganda un po’ sempliciotta. In politica anche per governare sono necessarie alleanze chiare e trasparenti, tenute assieme da programmi e cose da fare e non da laboratori. Se poi i laboratori diventano addirittura dei centri di riciclaggio, come è stato quello sperimentato da Consales e dai suoi sostenitori e utilizzatori finali, sono scelte che si pagano perché privano di anima e di identità la politica e la stessa amministrazione”.
D: Giorni fa è nata ufficialmente la nuova coalizione di Sinistra che ha già scelto Michele Errico (che tuttavia deve sciogliere ufficialmente la riserva) quale candidato sindaco. Che deve fare il Partito Democratico? E’ proprio impossibile pensare ancora ad una “grande coalizione” di Centro Sinistra, ma stavolta con dentro ad esempio Brindisi Bene Comune e quindi "il pendolo“ a sinistra ?.
R: “Non so se è nata effettivamente una nuova coalizione di sinistra e se Michele Errico è il suo candidato. C’è ancora troppa confusione e un certo “abuso” della stessa parola sinistra. La sinistra da sola in questa città difficile che possa farcela e avere il consenso per governare da sola. Allora la sinistra, quella di governo e non quella di testimonianza, deve avere una certa pazienza a costruire alleanze e programmi. Partire dai candidati sindaci si rischia di dividere e non di unire. Mi sembra questo l’errore in cui è incorso Errico e la stessa commissaria del Pd. Prima la città, la sua autonomia, la sua capacità di ricostruire il proprio autogoverno, la riflessione sulle criticità di una città che ha perso un ruolo istituzionale, produttivo e alla ricerca di un futuro che nessun Superman è in grado di garantire da solo. La sinistra, quella del Pd e quella che sta fuori da esso si è mai incontrata? Ha mai discusso assieme della città ? Io ripartirei di qua, fisserei dei punti chiari (situazione finanziaria del Comune e rigore nei confronti della struttura amministrativa, futuro e assetto produttivo e sua sostenibilità ambientale, vivibilità e sicurezza nelle piazze, nelle abitazioni, nelle proprietà, autorevolezza e competenza dei futuri amministratori, ecc eccc…. Una sinistra capace di dialogare con le forze moderate a condizione che non vengano utilizzate per riciclare vecchio e consunto ceto politico. Per questo ho sostenuto che tutti devono fare un passo indietro, soprattutto quelli che si sono fatti candidare o che si sono autocandidati. Sono altresì d’accordo con chi dice che le alleanze, il candidato a sindaco, le liste, si fanno a Brindisi e non in altri luoghi della Puglia. Chi sta fuori deve l’umiltà e la determinazione per aiutare la città e la sua politica a cambiare. Le imposizioni hanno l’effetto opposto. Sosterrei volentieri un candidato che si richiamasse a qualche valore di Centro Sinistra e garantisse rispetto, per le idee altrui, oltreché capace e disinteressato amministratore del bene comune”.
D: che tipo di contributo si sente di dare ancora al Partito Democratico, direttamente o indirettamente ?
R: "L’aver ripreso la tessera ed essere ritornato nel partito mi impone innanzitutto il dovere di appartenenza. Questo significa cercare luoghi e strumenti per confrontarsi con gli altri tesserati. Purtroppo devo dire che anche in questa gestione commissariale latitano luoghi, occasioni per incontrarsi e per discutere. Il commissariamento è degli organi dirigenti e non degli iscritti e ne’ tantomeno delle idee. Il dovere di appartenenza non sembra praticato da molti e né diretto da chi ha responsabilità di direzione del partito. Vedo infatti iscritti e dirigenti più impegnati ad organizzarsi in liste, in coalizioni, in iniziative contro il loro stesso partito, che ricercare luoghi e sedi di dialogo e di confronto. Questo vale per chi dichiara di avere la tessera numero uno (a proposito, le tessere del Pd non sono numerate……) e per chi ricopre incarichi in organismi dirigenti di partito o istituzionali. Io sono “all’antica”. Aspetto le sedi per decidere scelte, candidato, programmi, lista. Il mio contributo al Pd, oltre questo momento elettorale, lo vorrei indirizzare verso la formazione di una nuova generazione di dirigenti democratici ai quali mettere a disposizione la mia esperienza, la mia cultura di uomo di sinistra. Solo questo, e spero mi sia data questa opportunità. Non ho altre ambizioni”.
D: Bisogna riavvicinare la gente alla politica, considerata troppo vicina a lobby e interessi particolari. Brindisi attraversa una delle fasi più drammatiche della sua storia.
R: “Non è opera facile ma non impossibile. Parlavo prima di scossone. La città deve liberarsi dalle solite facce che da anni hanno ridotto l’istituzione locale a sede di mercanteggiamenti individuali e di tornaconti personali o di gruppo. La città dei bisogni deve riscoprire la dignità dei diritti. Sui bisogni legittimi è cresciuta una intermediazione politica che a lungo andare rischia sempre più di intermediare bisogni illegittimi. Brindisi dovrebbe ritornare ad essere comunità e non città provvisoria alla ricerca di identità perdute. E’ vero, la città vive forse uno dei momenti più critici della sua storia moderna. Sta perdendo ruolo, sedi operative e istituzionali, funzioni. La sua stessa vecchia base produttiva industriale è in una fase di esaurimento. I livelli occupazionali sono tra i più bassi del mezzogiorno. La disoccupazione giovanile ha da tempo superato il 50%. Un comune quasi in dissesto finanziario. Per questo ci vorrebbe un clima e un impegno diverso per preparare la prossima scadenza elettorale. Invece, sono in atto vecchi riti che stanno allontanando la città dalla politica e dai suoi attori, vecchi, nuovi, o commissari che siano. E se la mediocrità riprende il sopravvento si assisterà più che in altre occasioni ad una frammentazione e confusione che non aiuterà la città a ritrovarsi”.
D: Carmine Di Pietrangelo uomo. Se le dico questo….. orgoglioso, determinato, e altro ?
R: “Un po’ orgoglioso e determinato lo sono, ma per le mie idee certamente. Mi piace studiare e capire i problemi e quindi non mi sento un superficiale. Ma sono sempre disponibile al confronto e a cambiare idea quando ne vale la pena e soprattutto quando è un’ idea. Sempre curioso. Pronto ad aiutare gli altri e per questa disponibilità ho pagato prezzi politici e non solo. Ma la gratitudine in politica come nella vita è merce rara”.
Brindisisera.it è sempre disponibile al dialogo e confronto con chi può in ogni caso fornire un contributo di idee e progettualità per la rinascita definitiva della città.
“A tu per tu”, a proposito di personaggi e personalità del passato (non troppo lontano) ma anche del presente (sempre più confuso, e non solo nel panorama politico, ma sempre utile da capire ed esplorare) ospita Carmine Di Pietrangelo ex esponente dei Democratici di Sinistra, ex Vice Presidente del Consiglio Regionale, ex Consigliere Comunale, ora iscritto nuovamente al Partito Democratico, vari ruoli ricoperti, attuale Presidente dell’ associazione Left.
Insomma, uno che ne ha viste e passate tante, compreso un “ribaltone politico” con Giovanni Antonino (alcuni continuano praticamente a stampargli un “marchio”, ma in fin dei conti chiediamoci…. quanti ribaltoni abbiamo avuto in questi anni in una politica brindisina che sta sempre più perdendo regole e senso di appartenenza) e tanti cambiamenti in un partito a cui vuole dare ancora un contributo. Un Carmine Di Pietrangelo schietto, come sempre, che “non le manda a dire”.
D: Carmine Di Pietrangelo, lei si è praticamente iscritto nuovamente al Partito Democratico. Dunque, crede ancora nel Partito?.
R: “La mia reiscrizione al Pd, dopo due anni, è stata innanzitutto una reazione al tentativo messo in atto da parte di Consales e di alcuni suoi sostenitori di appropriarsi definitivamente del partito, attraverso quella che Michele Emiliano ha definito un’opa ostile. Lo facevano per utilizzare il Pd come sostegno silente e ossequioso ad un’ amministrazione chiacchierata, inconcludente, inadeguata, oltreché sfiduciata dai massimi dirigenti regionali, provinciali, cittadini. Una amministrazione che aveva disperso nel corso della sua esperienza qualsiasi connotato di sinistra e di centro sinistra. Motivi questi, tra gli altri, compresi quelli di carattere nazionale, che mi avevano allontanato dal Pd, partito che in Puglia avevo contribuito a fondare. Ho richiesto la tessera insieme a tanti altri, abbandonando indugi e persistenti perplessità, per respingere questo tentativo con l’ intento di sostenere la battaglia per l’autonomia e la credibilità di un partito che ha rischiato di perdere fisionomia, valori, anima. L’ ho fatto anche per aiutare a bonificare un partito che in città stava diventando indistinto e pieno di iscritti ignari e inconsapevoli, di solo clienti di amministratori e di consiglieri accecati dal proprio stato e insensibili ai problemi della città. Comunque anche da non iscritto ho creduto nel Pd, partito di Centro Sinistra, della cultura riformista italiana, dove la sinistra ha e deve avere un ruolo. Non credo alla trasformazione del Pd in partito della nazione, un partito piglia tutti, senza valori e senza idealità. Ho come riferimento l’art. 49 della Costituzione, i valori della sinistra, e credo ancora che c’è differenza tra destra e sinistra. Questa differenza la determina l’idea di uguaglianza e solidarietà, questioni fondamentali per la cultura della sinistra laica e per il cattolicesimo democratico”.
D: Lei, in questi ultimi mesi, è stato spesso accusato da qualcuno (anche dallo stesso ex Sindaco Mimmo Consales) di “aver lavorato e agito nell’ombra “ nel Pd. Cosa risponde?
R: “Alibi e giustificazioni utilizzati solo, per coprire proprie responsabilità, inadeguatezze, incapacità. C’è stata una polemica fastidiosa e fuorviante tra me e l’ex sindaco che purtroppo si è risolta in un atto tramautico che mi auguro Consales possa risolvere nel modo migliore possibile per lui. In quei giorni di difficoltà amministrativa e di quasi crisi, prima degli arresti, Consales era impegnato a quella che definii caccia alle streghe. La strega in quel caso ero io, definito burattinaio e uomo politico del passato, promotore di ribaltoni e causa di tutti i mali della città. Abbiamo visto come è andata a finire. E mi dispiace, perché avrei preferito un confronto politico, anche se duro, con Consales e i suoi sostenitori, possibilmente in un congresso di idee e non solo di iscritti ignari. Anche quando non sono stato iscritto al Pd ho sempre preso le distanze in maniera trasparente e leale dall’amministrazione Consales e da alcune scelte come quella sull’ urbanistica, sulla costa, sui rifiuti, sulla mobilità e la gestione delle Partecipate. Se mai all’ ombra hanno agito molti di coloro che avevano contribuito a candidare Consales, a sostenerlo e ad utilizzarlo. Le mie battaglie sono abituato a farle sempre a viso aperto. Non ci sarebbe stato motivo per agire nell’ombra. Da tempo ho detto che non sono interessato alla politica attiva ma che sono fortemente impegnato, anche sulla base dei miei errori, a ricostruire una cultura di sinistra e di farla vivere nel Pd “.
D: Ma secondo lei, gli iscritti, simpatizzanti ed elettori, credono ancora nel Partito Democratico a Brindisi? Bastano, ad esempio, le parole dell’attuale Commissaria cittadina Antonica che fa riferimento “alla reale esigenza di dare una svolta, e con uomini e scenari nuovi “ ?.
R: “Chi si riconosce nel Pd, nei suoi valori, nelle sue iniziali ambizioni, è messo oggi a dura prova. A Brindisi, non solo per le vicende giudiziarie presenti e passate, è necessario uno scossone profondo e doloroso se si vuole recuperare credibilità e ricostruire un senso alto della politica. Più che le parole della Commissaria Antonica, non mi convincono i comportamenti, la doppiezza, il suo modo di fare. Invece di unire nel rigore e in una linea chiara di Centro Sinistra, mi sembra che vada alla ricerca di scorciatoie pericolose che non hanno aiutato una riflessione sulla città e il suo bisogno di cambiamento. Sembra che più che ascoltare la città abbia preferito intrupparsi nelle pastoie e nel pettegolezzo di un ceto politico consunto che cerca di rimuovere le proprie responsabilità da quanto accaduto in questi anni. Anche da commissario di un partito umiliato, diviso, si lavora per unire e per utilizzare ogni energi sana e disinteressata. Uomini e scenari nuovi devono essere espressione di un progetto politico, programmatico e amministrativo chiaro, definito e certamente nuovo. Io aggiungerei innovativo”.
D: Risponda sinceramente. Quanto converrebbe, tra le varie ipotesi verso le ormai prossime elezioni comunali, al Partito Democratico rituffarsi in un’alleanza - laboratorio con i centristi? Lei, se non sbaglio, è stato uno dei contrari più tenaci al Laboratorio politico durante il mandato Consales.
R: “Il termine Laboratorio è abusato e non contribuisce a chiarire un bel niente. Innanzitutto nei laboratori si sperimentano processi o prodotti. Se funzionano, si passa dalla sperimentazione alla fase industriale, produttiva. La funzione del laboratorio in politica può essere dettata da emergenze o per provare possibili alleanze. Se il laboratorio politico produce effetti positivi allora non è più laboratorio ma alleanza politica. Continuare a parlare di laboratorio per nascondere alleanze innaturali o indicibili è , per chi lo vuole, ipocrisia, per chi lo attacca o lo demonizza, un alibi, buono solo per una propaganda un po’ sempliciotta. In politica anche per governare sono necessarie alleanze chiare e trasparenti, tenute assieme da programmi e cose da fare e non da laboratori. Se poi i laboratori diventano addirittura dei centri di riciclaggio, come è stato quello sperimentato da Consales e dai suoi sostenitori e utilizzatori finali, sono scelte che si pagano perché privano di anima e di identità la politica e la stessa amministrazione”.
D: Giorni fa è nata ufficialmente la nuova coalizione di Sinistra che ha già scelto Michele Errico (che tuttavia deve sciogliere ufficialmente la riserva) quale candidato sindaco. Che deve fare il Partito Democratico? E’ proprio impossibile pensare ancora ad una “grande coalizione” di Centro Sinistra, ma stavolta con dentro ad esempio Brindisi Bene Comune e quindi "il pendolo“ a sinistra ?.
R: “Non so se è nata effettivamente una nuova coalizione di sinistra e se Michele Errico è il suo candidato. C’è ancora troppa confusione e un certo “abuso” della stessa parola sinistra. La sinistra da sola in questa città difficile che possa farcela e avere il consenso per governare da sola. Allora la sinistra, quella di governo e non quella di testimonianza, deve avere una certa pazienza a costruire alleanze e programmi. Partire dai candidati sindaci si rischia di dividere e non di unire. Mi sembra questo l’errore in cui è incorso Errico e la stessa commissaria del Pd. Prima la città, la sua autonomia, la sua capacità di ricostruire il proprio autogoverno, la riflessione sulle criticità di una città che ha perso un ruolo istituzionale, produttivo e alla ricerca di un futuro che nessun Superman è in grado di garantire da solo. La sinistra, quella del Pd e quella che sta fuori da esso si è mai incontrata? Ha mai discusso assieme della città ? Io ripartirei di qua, fisserei dei punti chiari (situazione finanziaria del Comune e rigore nei confronti della struttura amministrativa, futuro e assetto produttivo e sua sostenibilità ambientale, vivibilità e sicurezza nelle piazze, nelle abitazioni, nelle proprietà, autorevolezza e competenza dei futuri amministratori, ecc eccc…. Una sinistra capace di dialogare con le forze moderate a condizione che non vengano utilizzate per riciclare vecchio e consunto ceto politico. Per questo ho sostenuto che tutti devono fare un passo indietro, soprattutto quelli che si sono fatti candidare o che si sono autocandidati. Sono altresì d’accordo con chi dice che le alleanze, il candidato a sindaco, le liste, si fanno a Brindisi e non in altri luoghi della Puglia. Chi sta fuori deve l’umiltà e la determinazione per aiutare la città e la sua politica a cambiare. Le imposizioni hanno l’effetto opposto. Sosterrei volentieri un candidato che si richiamasse a qualche valore di Centro Sinistra e garantisse rispetto, per le idee altrui, oltreché capace e disinteressato amministratore del bene comune”.
D: che tipo di contributo si sente di dare ancora al Partito Democratico, direttamente o indirettamente ?
R: "L’aver ripreso la tessera ed essere ritornato nel partito mi impone innanzitutto il dovere di appartenenza. Questo significa cercare luoghi e strumenti per confrontarsi con gli altri tesserati. Purtroppo devo dire che anche in questa gestione commissariale latitano luoghi, occasioni per incontrarsi e per discutere. Il commissariamento è degli organi dirigenti e non degli iscritti e ne’ tantomeno delle idee. Il dovere di appartenenza non sembra praticato da molti e né diretto da chi ha responsabilità di direzione del partito. Vedo infatti iscritti e dirigenti più impegnati ad organizzarsi in liste, in coalizioni, in iniziative contro il loro stesso partito, che ricercare luoghi e sedi di dialogo e di confronto. Questo vale per chi dichiara di avere la tessera numero uno (a proposito, le tessere del Pd non sono numerate……) e per chi ricopre incarichi in organismi dirigenti di partito o istituzionali. Io sono “all’antica”. Aspetto le sedi per decidere scelte, candidato, programmi, lista. Il mio contributo al Pd, oltre questo momento elettorale, lo vorrei indirizzare verso la formazione di una nuova generazione di dirigenti democratici ai quali mettere a disposizione la mia esperienza, la mia cultura di uomo di sinistra. Solo questo, e spero mi sia data questa opportunità. Non ho altre ambizioni”.
D: Bisogna riavvicinare la gente alla politica, considerata troppo vicina a lobby e interessi particolari. Brindisi attraversa una delle fasi più drammatiche della sua storia.
R: “Non è opera facile ma non impossibile. Parlavo prima di scossone. La città deve liberarsi dalle solite facce che da anni hanno ridotto l’istituzione locale a sede di mercanteggiamenti individuali e di tornaconti personali o di gruppo. La città dei bisogni deve riscoprire la dignità dei diritti. Sui bisogni legittimi è cresciuta una intermediazione politica che a lungo andare rischia sempre più di intermediare bisogni illegittimi. Brindisi dovrebbe ritornare ad essere comunità e non città provvisoria alla ricerca di identità perdute. E’ vero, la città vive forse uno dei momenti più critici della sua storia moderna. Sta perdendo ruolo, sedi operative e istituzionali, funzioni. La sua stessa vecchia base produttiva industriale è in una fase di esaurimento. I livelli occupazionali sono tra i più bassi del mezzogiorno. La disoccupazione giovanile ha da tempo superato il 50%. Un comune quasi in dissesto finanziario. Per questo ci vorrebbe un clima e un impegno diverso per preparare la prossima scadenza elettorale. Invece, sono in atto vecchi riti che stanno allontanando la città dalla politica e dai suoi attori, vecchi, nuovi, o commissari che siano. E se la mediocrità riprende il sopravvento si assisterà più che in altre occasioni ad una frammentazione e confusione che non aiuterà la città a ritrovarsi”.
D: Carmine Di Pietrangelo uomo. Se le dico questo….. orgoglioso, determinato, e altro ?
R: “Un po’ orgoglioso e determinato lo sono, ma per le mie idee certamente. Mi piace studiare e capire i problemi e quindi non mi sento un superficiale. Ma sono sempre disponibile al confronto e a cambiare idea quando ne vale la pena e soprattutto quando è un’ idea. Sempre curioso. Pronto ad aiutare gli altri e per questa disponibilità ho pagato prezzi politici e non solo. Ma la gratitudine in politica come nella vita è merce rara”.
Articolo di Ferdinando Cocciolo.